Si chiama "Lampadino e Caramella" ed la bandiera RAI dei cartoni animati per bambini disabili: abbiamo intervistato l'ideatrice
Si chiama “Lampadino e Caramella” ed è il primo dei cartoni animati per bambini disabili che debutterà, forse, il prossimo autunno su Rai Yo Yo. Una novità interessante che lancia un messaggio inclusivo verso i bambini sordi, ciechi e con autismo, ma anche a quelli normodotati.
Nel complesso saranno 20 episodi da 5 minuti ciascuno. Per avere maggiori dettagli, abbiamo intervistato Benedetta Bellucci di PuntiDiVista, casa editrice ideatrice del progetto e realtà specializzata in prodotti inclusivi per bambini e ragazzi con disabilità.
“Non c’è una data precisa perché stiamo ancora lavorando alla realizzazione di parte delle puntate. Indicativamente è stato dato l’autunno, sulla programmazione la Rai si riserva di informare.”
“È il primo e l’unico. La realizzazione di questo progetto è stata complicata e lunga. Ci sono voluti tre anni per far sì che il prodotto fosse valido e quindi fruibile. Significa che ci sono delle accortezze comunicative, sono stati utilizzati dei codici comunicativi differenti per comunicare con queste disabilità. E sono tutte nello stesso identico prodotto. Parliamo di un unico cartone in cui ci sono dei codici comunicativi che permettono a questi bambini, anche a quelli normodotati, di vederlo insieme.
Per esempio, c’è sempre la voce narrante, con voci del nostro doppiaggio italiano, belle, calde, espressive. Tutto ciò che avviene, e che non è supportato dai dialoghi, viene spiegato dal narratore. Viene fatto chiaramente in una chiave di racconto, non come può essere una pagina 777 del televideo, ma come fosse un audiolibro. Dove non c’è la voce del narratore, ci sono i dialoghi tra i vari personaggi, con doppiatori espressivi e molto bravi che danno una verve a chi sta ascoltando.”
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“Partiamo da una base che è la nostra esperienza come adattamento di testi e lavori per ragazzi ciechi e ipovedenti. Sono più di 10 anni che facciamo questo lavoro e abbiamo una formazione che ci consente una conoscenza molto dettagliata del mondo della cecità o dell’ipovisione.
Come casa editrice, abbiamo lavorato prevalentemente con questo tipo di disabilità. Oltre a occuparci dei testi scolastici, universitari, di lettura e ludici, a un certo punto abbiamo voluto allargare la nostra competenza alla realizzazione di libri per bambini che potesse sopperire a una grave lacuna che c’è, ahimè, nel mondo dell’editoria.
Ci siamo resi conto che questa lacuna coinvolge tutte le disabilità. Nell’ambito dell’autismo c’è qualcosa, perché ci sono diversi editori che si occupano di autismo, ma sono una goccia nel mare. Per i sordi, invece, c’è una grandissima mancanza. Per non parlare dei disturbi dell’apprendimento.
Oggi molti editori sulla scia di una maggiore consapevolezza hanno cominciato a lavorare. Ma quando abbiamo iniziato noi 6 anni fa, c’era molto poco. Tant’è che abbiamo cominciato a lavorare parallelamente con psicologi, professionisti nell’ambito del disturbo dell’apprendimento e abbiamo sviluppato una nostra linea, che è quella per bambini con autismo, che si chiama Libreria Magica-a, realizzato con il metodo ispirato alla comunicazione aumentativa.
Poi abbiamo creato un font ad alta leggibilità per i bambini affetti da disturbi dell’apprendimento. Questo sempre grazie a un lavoro congiunto con educatori e genitori, quest’ultimi spesso costretti a realizzarsi dei supporti da soli.”
“Abbiamo realizzato un crowdfunding con la Telecom per 5 episodi che sono serviti proprio da progetto pilota da presentare ai festival. Ma è servito soprattutto come test per i bambini. Abbiamo avuto un test importante al Giffoni 2017, per l’ampia risonanza, dov’erano presenti 400 bambini e molti di loro con disabilità. Poi ci sono stati alcuni test mirati con bambini con queste disabilità, e ci siamo resi conto di alcune criticità, per cui nella serie ci sono stati dei miglioramenti rispetto a questi 5 episodi.
È chiaro che il grande dilemma della disabilità è che non si può mai dare nulla per scontato, che tutto vada bene per tutti. Quello a cui volevamo arrivare era il concetto inclusione, che qualcosa venga fruito da tutti i bambini. Altrimenti ritorniamo a bomba che ognuno deve avere il suo supporto, ognuno deve diversi per conto proprio o studiare da solo”.
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“Senza spoilerare nulla [ride, ndr]. Sono due fratellini che hanno questa particolarità di passare in un mondo che è magico, fantastico, dove hanno trovato un nuovo amico, un cagnolino, figlio di un re, un principino. Ed ha – e questo è stato fortemente voluto da noi – una disabilità fisica.
Espediente per far sì che i bambini dimentichino immediatamente che questo cane ha un braccino più corto, perché gli vedono fare tutto. Il messaggio è la disabilità non è un limite, si supera perché si può fare tutto. In qualche modo il bambino che ha una disabilità si sente rappresentato, gli dà la gioia di essere protagonista.
Però, ripeto, è una disabilità che scompare. Ma non perché la vogliamo far sparire, ma perché il cane di per sé l’ha superata. Nei 5 episodi che costituivano una sorta di sequel c’era una trama che li legava, si andava alla ricerca di 5 magifiori, in ogni episodio si trovava un fiore, ma ovviamente l’episodio conclusivo era l’ultimo.
Nel caso di Rai Yo Yo sono tutti episodi sciolti, in ognuno succede qualcosa. I protagonisti interagiscono con moltissimi personaggi, alcuni ritornano sempre perché fanno parte di quelli che sono i personaggi chiave di ogni puntata, e altri invece nuovi.
Come successe per il crowdfunding, diamo la possibilità di inserire qualche personaggio ispirato a un bambino o a un essere vivente. Abbiamo chiesto e ottenuto di inserire alcuni personaggi di persone che hanno segnato in positivo il percorso di Cartoon Able“.
“È un segnale importantissimo. Dal mio punto di vista è un’apertura e una presa di coscienza che cela la necessità di occuparsi di tutti. Oggettivamente non è responsabilità di nessuno che non siano stati mai mandati in onda prodotti simili, perché nessuno si era mai preso la briga, nel senso stretto del termine.
Oltretutto, se non fosse stato per un crowdfunding molto oneroso, non avremo fatto i 5 episodi. Se non fosse stato per un impegno sia di PuntiDiVista, sia della casa di animazione Animundi, l’attenzione non sarebbe stata così forte da entrare in una realtà come Rai.
Credo che sia determinante, è un messaggio importante e il nostro orgoglio non è soltanto nell’aver creduto e insistito nel progetto, ma anche nell’utilizzare tutto quello che era giusto utilizzare. Mi auguro che sia funzionale, fruibile, che porti i risultati che a noi interessano: inclusione, accessibilità, divertimento“.
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Ultima modifica: 26/10/2020