Sette vaccini, trecento compresse, due ore di camera iperbarica, quattro ore di flebo, ventilatore polmonare: questo è ciò che la guerra può fare ad un uomo, questa è la giornata tipo del colonnello a ruolo d’onore Carlo Calcagni che sopravvive grazie alle medicine, ma ha una vita piena grazie allo sport e grazie alla sua bicicletta.
“Sono stato chiamato al mio dovere, al mio impiego – racconta Carlo Calcagni – in quanto ero un pilota di elicottero, ed ero l’unico pilota del contingente italiano in Bosnia addetto al servizio Medevac che sarebbe un servizio di evacuazione medico sanitaria, quindi interventi d’urgenza… Spesso si interveniva per salvare delle vite umane…”
Vi avevano preparati in un certo senso alle bombe…ai cecchini…ma non a quello che poi ti è effettivamente capitato…
“Ognuno di noi è preparato al proprio incarico – prosegue Carlo Calcagni – siamo dei professionisti e quindi siamo pronti ad affrontare qualsiasi evenienza di quelle conosciute. Purtroppo nei Balcani è successo qualcosa di assurdo perchè c’era un nemico subdolo e invisibile che ha mietuto parecchie vittime…poichè gli americani, i nostri alleati, partendo proprio dalle basi italiane hanno bombardato quelle zone con proiettili all’uranio impoverito e hanno contaminato le zone in cui noi poi andavamo ad operare tranquillamente, facendo attenzione ai rischi previsti ma non avendo i mezzi per proteggerci dalle polveri sottili e dai metalli pesanti che sono stati generati dall’esplosione delle bombe all’uranio impoverito…”
“Ho iniziato a stare male e poi – spiega Carlo Calcagni – effettuando dei controlli e riscontrando una situazione seria facendo varie biopsie sia a livello midollare che a livello epatico sono stati riscontrati tutta una serie di metalli pesanti che in natura non esistono e che attraverso le vie respiratorie – il processo praticamente è questo – i metalli pesanti generati dall’esplosione delle bombe all’uranio impoverito, che è l’unico armamento che riesce a generare temperature altissime, ben oltre i tremila gradi fino a cinquemila, riescono a sublimare, quindi a rendere anche più sottile della polvere qualsiasi materiale su cui impattano. Ovviamente questo materiale, depositandosi sul terreno subito dopo l’esplosione, è facilmente inalabile, respirabile, da chi poi va in quelle zone, soprattutto chi va ad operare in quelle zone, quindi…l’elicottero che atterra e decolla alza un polverone, come si vede spesso nei film… Così quelli del nucleo bonifica ordigni ed esplosivi che andavano a bonificare i campi minati…tutti coloro che in quel teatro operativo avevano degli incarichi particolari ed avevano un contatto diretto con queste zone contaminate. Cosa incredibile è che gli americani avevano avvisato ed informato chi di dovere di questa pericolosità, che ormai era certa…c’erano già delle certezze che questo materiale era dannoso per la salute…”
“Cambia tutto…il primo trauma è stato quello – confessa Carlo Calcagni – io dico mi hanno tagliato le ali, ero un pilota, un pilota istruttore, un lavoro dove bisogna avere oltre che l’attitudine anche una grande passione… Devi affrontare tutta una serie di controlli, c’è una grande incertezza perchè non c’è letteratura in merito e quindi si tamponano i vari problemi che si susseguono costantemente. Devi affrontare le terapie, situazione estreme di terapie quotidiane per poter vivere e non dimentichiamo chi ha perso la vita. Io mi ritengo fortunato, per essere qui, per aver ritrovato una passione che è lo sport, che mi aiuta ad andare avanti…tanti colleghi non ci sono più e questa è una delle motivazioni per cui faccio questa attività che, vedendo i risultati sembra semplice ma alle spalle c’è una sofferenza e un sacrificio che solo chi lo affronta o chi ti sta proprio a fianco può capire e conoscere.
Hai avuto delle persone a fianco che ti hanno aiutato? La tua famiglia, i tuoi amici…
“Questo è fondamentale! E’ importantissimo avere chi ti sostiene anche solo nel doverti ascoltare ed è quello che poi io faccio con tante altre persone che soffrono, che mi cercano, che mi trovano, che mi parlano delle loro problematiche, perchè io lo vivo sulla mia pelle cosa significa. E’ dura ascoltare altre problematiche perchè io ho già un carico psicologico non indifferente…però proprio perchè capisco cosa significa non avere nessuno che ti ascolta, allora mi faccio coraggio, forza, e cerco di ascoltare ed aiutare per quello che è nelle mie possibilità…”
Una parte considerevole di questa forza arriva dallo sport…lo sport ti salva ogni giorno la vita?
“Senza ombra di dubbio, è dimostrato anche clinicamente, per me lo sport è terapia perchè ci sono delle problematiche di salute, per cui sicuramente lo sport contrasta e rallenta la malattia degenerativa e irreversibile…più si sta fermi e più le cellule degenerano…”
Però ci sono dei problemi, come quelli al cuore, che ti consiglierebbero di rallentare un pò, invece hai vinto titoli mondiali, ti stai preparando per Rio…sei un campione!
“Diciamo che ho un bel carattere, una bella determinazione…quello che mi da la motivazione più importante – si commuove Carlo Calcagni – la spinta, l’energia, soprattutto i miei due bambini…basta guardarli negli occhi… Andrea ha preso anche la passione della bici, io raramente esco per strada, mi alleno a casa con tutte le comodità e le necessità…se esco deve essere una bellissima giornata e devo avere la compagnia perchè l’imprevisto per me è sempre dietro l’angolo. Succede spesso che esco e rientro con 38/39 di febbre, lo sforzo mi porta comunque dei problemi dopo l’attività. Io lo so, però preferisco comunque affrontare quella attività che mi ridà energia, mi ridà carica e mi fa staccare da tutte quelle problematiche che affronto…mi fa sentire meglio e sono contento anche di dover affrontare un malessere ancor più forte dopo pur di vivere quei momenti che lo sport riesce a darmi e poi, soprattutto, perchè voglio essere d’esempio agli altri, voglio dimostrare che grazie allo sport si può uscire di casa. Ci sono molte persone che si chiudono in casa e questo ti porta quasi ad arrenderti davanti alla malattia e alla sofferenza. Invece con il mio esempio, con i miei risultati voglio aiutare tante persone ad uscire dalla sofferenza con lo sport…”
“Se tornassi indietro rifarei tutto quello che ho fatto. Ho sempre cercato di fare il mio dovere e credo di averlo fatto al meglio. Fra l’altro, ironia della sorte, proprio in Bosnia sono stato encomiato in zona di operazioni per aver ben rappresentato l’esercito italiano in un contesto internazionale; questo non mi ha portato a nessun riconoscimento in Italia, neanche una medaglia di cartone reciclato perchè sono rientrato con le mie gambe…spesso succede che la nostra invalidità viene vista in un modo strano, perchè questo voler reagire, questo voler dimostrare di essere quasi normale, di integrarci e nascondere le nostre problematiche agli occhi degli altri crea dei problemi…questa è una brutta cosa perchè molti vorrebbero vederti buttato in un letto, sofferente, moribondo…invece io mi sono ribellato anche a questo quando ero veramente moribondo nel letto…o per le terapie o perchè stavo veramente male, ho cercato di reagire in tutti i modi…la prova di essere qui lo dimostra pienamente, a me è stato anche vietato dai medici di fare attività sportiva, si va bene fare attività ma non chiedere troppo al tuo corpo che non è in grado di dare. Quindi io anche contro il parere dei medici sono andato per la mia strada e oggi me ne danno tutti atto e ragione – conclude Carlo Calcagni – evidentemente era la strada giusta da percorrere…”
Ultima modifica: 05/05/2020