In Italia non esiste una legge nazionale sul caregiver, e più nel dettaglio che disciplini la figura del caregiver familiare. Si tratta di un vero e proprio vuoto normativo per una condizione che accomuna numerose persone.
Secondo lo studio “Care 4 caregiver“, condotto da Jointly e Boston consulting group, nel nostro Paese ci sono più di 7 milioni di persone che svolgono il ruolo del caregiver. Tra questi, più di un lavoratore si 3 (il 38%) si prende cura di un familiare non autosufficiente.
Dati che possono essere anche sottostimati, visto che senza una regolamentazione nazionale è complicato mappare la situazione dei caregiver italiani. Tuttavia alcune Regioni hanno deciso di creare una propria normativa, mentre a livello nazionale sono state fatte delle proposte di legge. Facciamo il punto della situazione.
Esiste una legge sui caregiver in Italia?
Attualmente in Italia non esiste una legge nazionale riguardante il ruolo del caregiver, lasciando un vero e proprio vuoto normativo. Bisognerà aspettare il 2017 per avere la prima denominazione ufficiale di questa figura, e per il suo conseguente riconoscimento, grazie alla Legge di Bilancio 2018 (legge n. 205 del 27 dicembre 2017).
Grazie a questo testo, il caregiver familiare viene riconosciuto nella persona che assiste e si prende cura delle persone, principalmente congiunti del proprio ambito familiare. Più nel dettaglio, il testo fa diversi esempi, come il coniuge, persone unite da unione civile (anche dello stesso sesso) o conviventi di fatto, familiari o affini entro il secondo grado, familiare entro il terzo grado che a causa di malattia, infermità o disabilità, anche croniche o degenerative, non sia autosufficiente e in grado di prendersi cura di sé, sia riconosciuto invalido in quanto bisognoso di assistenza globale e continua, o titolare di accompagnamento.
Tale riconoscimento ha posto una pietra miliare importante per il settore: basti pensare che venne istituito anche un Fondo dedicato, che poi venne rinnovato con normative successive e in modalità differenti.
Tuttavia si tratta più di una questione formale che prettamente lavorativa e sistemica. Ancora oggi infatti le tutele per i caregiver familiari sono veramente poche, e le attuali agevolazioni presenti in Italia sono demandate a testi normativi che nulla hanno a che fare con questa professione.
Sostanzialmente, nel nostro Paese manca una chiara regolamentazione che riguardi esclusivamente i diritti fondamentali di una persona che si ritrova a ricoprire il ruolo di caregiver familiare.
Esiste una proposta di legge sui caregiver?
Nel corso degli anni sono state fatte diverse proposte di legge sul mondo dei caregiver. Ad esempio nel 2017 fu presentato il ddl n. 2128 detto Bignami, il ddl 2266 detto Angioni e il ddl 2048 detto De Pietro, che poi vennero presentati anche come testo unificato. Le tre proposte erano diverse tra loro, sia per denominazione che contenuto:
- il ddl Bignami riguardava le “norme per il riconoscimento del caregiver familiare“: prevedeva benefici in ambito previdenziale e assicurativo, ma con una platea stringente di beneficiari;
- il ddl Angioni parlava di una “legge quadro nazionale per il riconoscimento e la valorizzazione del caregiver familiare“: regolamentazione orientativa di carattere nazionale per poi lasciare responsabilità alle singole Regioni sulla materia, con limitati benefici e agevolazioni e aumentando la platea dei beneficiari dei permessi lavorativi della Legge 104;
- il ddl De Pietro si focalizzava su “misure in favore di persone che forniscono assistenza a parenti o affini anziani“: puntava principalmente all’assistenza per gli anziani con età pari o superiore agli 80 anni, con benefici però molto limitati in base al reddito.
Due anni dopo, precisamente il 7 agosto 2019, venne presentato il disegno di legge n. 1461, “Disposizioni per il riconoscimento e il sostegno del caregiver familiare“: gli undici articoli del testo prevedevano il riconoscimento del valore sociale ed economico di questa attività, la copertura a carico dello Stato dei contributi figurativi e l’equiparazione a lavoro domestico.
Più recentemente invece, durante i primi mesi del 2024, è stata presentata la proposta di legge n. 1426, “Disposizioni per il riconoscimento e il sostegno dell’attività di cura e assistenza svolta dal caregiver familiare“. Anche in questo caso, lo scopo del testo è riconoscere la figura del caregiver e delineare strumenti di assistenza economica e assistenzialistica.
Il Fondo per i caregiver familiari
Come dicevamo poc’anzi, la Legge di Bilancio 2018 istituì un Fondo per i caregiver familiari presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Come poi spiega la Camera, il Fondo per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare aveva una dotazione di 25,8 milioni di euro, mentre nel 2024 è stato convogliato nel Fondo unico per l’inclusione delle persone con disabilità del Ministero dell’economia e delle finanze.
Intanto la Legge di Bilancio 2019 aveva ribadito che le risorse pubbliche vennero usate per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare. Poi però il decreto legge 86/2018 spostò le competenze dei ministeri: il Fondo sarebbe stato trasferito dallo stato di previsione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali al bilancio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, e quindi sarebbe stato un decreto del Presidente del Consiglio a stabilire criteri e modalità di uso del Fondo, di concerto con altri ministeri (Disabilità e Lavoro e Politiche Sociali).
Successivamente la Legge di Bilancio 2021 istituì un secondo Fondo nello stato di previsione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali: furono investiti 30 milioni di euro (poi rifinanziato a 50 milioni, per un totale di 80 milioni dal 2022) per ciascun anno volto a finanziare interventi legislativi per il riconoscimento dell’attività non professionale del caregiver familiare.
Infine la Legge di Bilancio 2025 ha modificato la normativa: le risorse di questo Fondo sono destinate alle stesse finalità del Fondo per le non autosufficienze, fintato che non verranno presi provvedimenti legislativi per il riconoscimento dell’attività non professionale del caregiver. L’obiettivo è garantire l’erogazione dei servizi socio-assistenziale alle persone anziane non autosufficienti.
Legge delle Regioni sul caregiver familiare
In Italia alcune Regioni non sono rimaste ad aspettare una normativa nazionale in materia, ma hanno deciso di creare una propria regolamentazione regionale.
Ad esempio l’Emilia-Romagna, con la legge regionale del 2014 recante le “Norme per il riconoscimento ed il sostegno del caregiver familiare (persona che presta volontariamente cura ed assistenza)“: in questo modo, è stata la prima Regione a riconoscere la figura del caregiver come componente informale della rete di assistenza alla persona e come servizio integrato dei servizi sociali, socio-sanitari e sanitari.
Infine c’è la Regione Lazio, che nell’aprile 2024 ha approvato le “Disposizioni per il riconoscimento e il sostegno del caregiver familiare“, che prevede uno stanziamento di 15 milioni di euro fino al 2026, il riconoscimento dei crediti formativi per caregiver giovani e finanziamenti per le spese dedicate al benessere psicofisico del caregiver.
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