Il caregiver familiare è una figura non riconosciuta completamente. Esiste però una proposta di legge che vorrebbe cambiare le cose
In Italia il caregiver familiare non è completamente riconosciuto. Sono previsti permessi e agevolazioni fiscali, tuttavia si sente il peso dell’assenza di una regolamentazione giuridica. Ciò determina diverse problematiche, tra cui la difficoltà di censire il numero di persone che effettivamente fa il caregiver e come poter garantire loro un supporto sociale degno di tal nome. Proviamo a capire cosa sappiamo finora.
La traduzione di caregiver è badante, sebbene in Italia siano due cose diametralmente opposto. La definizione corretta di caregiver riguarda chiunque doni supporto a un familiare malato. Più nel dettaglio, il termine indica una persona (quasi sempre il familiare dell’assistito) che si prende cura gratuitamente e giornalmente di un individuo malato e/o con disabilità.
In base ai dati diffusi da un’indagine Istat del 2015, in Italia i caregiver familiari sarebbero circa 7 milioni. Secondo cargiverfamiliare.it, la maggioranza sarebbe formata da donne (74%). Tuttavia queste statistiche vanno prese con le pinze, in quanto l’assenza di una normativa chiara sul tema non permette di avere un quadro totalmente veritiero della faccenda: di fatto è possibile che questi numeri siano anche sottostimati.
A livello giuridico, la definizione di caregiver appare nella Legge di Bilancio 2018 (L. n. 205 del 27 dicembre 2017): all’articolo 1, comma 255 il caregiver familiare è chi assiste “e si
prende cura del coniuge, dell’altra parte dell’unione civile tra persone dello stesso sesso o del convivente di fatto ai sensi della legge 20 maggio 2016, n. 76, di un familiare o di un affine entro il secondo grado, ovvero, nei soli casi indicati dall’articolo 33, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, di un familiare entro il terzo grado che, a causa di malattia, infermità o disabilità, anche croniche o degenerative, non sia autosufficiente e in grado di prendersi cura di s, sia riconosciuto invalido in quanto bisognoso di assistenza globale e continua di lunga durata ai sensi dell’articolo 3, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, o sia titolare di indennità di accompagnamento ai sensi della legge 11 febbraio 1980, n. 18″.
In linea di massima, un caregiver non è una figura medica, in quanto si occupa principalmente di stare accanto alla persona malata o con disabilità, aiutandola nel compimento di gesti e attività della vita quotidiana. Nel dettaglio, agisce nei seguenti modi:
Come detto precedentemente, il caregiver non è giuridicamente riconosciuto, e questo crea dei problemi anche per quanto riguarda le disposizioni per i contratti di lavoro e i compensi. Tuttavia, a questa figura sono riconosciuti permessi e agevolazioni per aiutarla nell’assistenza della persona non autosufficiente. Oltretutto ci sono stati numerosi ddl che hanno provato a cambiare le condizioni attuali.
Presentato nell’aprile 2016, il ddl Bignami sul caregiver familiare si è fermato al termine della legislatura dell’epoca. I sette articoli presenti all’interno del testo entrano nel vivo delle condizioni lavorative di questa figura, in particolare:
Non esiste una normativa chiara, ma all’XI Commissione del Senato è attualmente depositato il disegno di legge n. 1461 recante le “Disposizioni per il riconoscimento ed il sostegno del caregiver familiare”. È composto da 11 articoli:
Nel 2014 l’Emilia-Romagna è stata la prima Regione italiana a riconoscere alcune norme per la difesa di tale figura.
La legge 104/92 disciplina alcuni benefici e permessi per questa figura:
L’anticipo pensionistico, o Ape Sociale, può essere richiesto nel caso in cui:
In maniera indiretta, i caregiver possono beneficiare anche dell’indennità di accompagnamento, misura disciplinata dalla Legge 18 del 1980. Spetta principalmente agli invalidi civili. Dal 2021 il sussidio economico spetta in 12 mensilità ciascuna pari a 522,10 euro.
Sono previste alcune detrazioni fiscali, tra cui:
La prima volta che si sente parlare del Fondo Nazionale del Caregiver è con la Legge di Bilancio 2018, che lo introdusse con l’articolo 1, comma 254 (legge n. 205/2017), su emendamento della senatrice Laura Bignami.
Nel 2020 è stato sbloccato. Rispetto ai 60 milioni di euro previsti per il triennio 2018-2020, le cifre sono aumentate: ben 68.314.662 euro, ripartiti in 20 milioni per il 2018, poco meno di 24,5 milioni per il 2019 e circa 23,8 milioni per il 2020.
Con la Legge di Bilancio 2021 è stato istituito un secondo fondo che punta al riconoscimento del valore sociale ed economico dell’attività svolta dal caregiver: in questo caso, sono stati stanziati 30 milioni di euro all’anno per il triennio 2021-2023. Starà alle Regioni poi decidere come rendere disponibile i finanziamenti.
I caregiver rischiano conseguenze psicologiche di grave portata (si parla persino di sindrome del caregiver). Per evitare cadute di un certo peso e dunque ridurre la portata dello stress, alla persona che assiste un malato o una persona con disabilità grave va ricordato che:
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Ultima modifica: 25/10/2021