Caregiver: chi è, che cosa fa e cosa dice la legge in Italia

Redazione:

In Italia il caregiver non è completamente riconosciuto, soprattutto perché spesso è una figura che riguarda un persona che si prende cura di un componente della propria famiglia: per questo motivo, il più delle volte, si parla di caregiver familiare.

Attualmente non esiste una normativa nazionale vigente in materia, e questo rende ancora più complicato mappare la situazione dei caregiver in Italia, sia in termini di numeri sia per garantire loro un supporto. Ci sono comunque delle leggi che permettono permessi e agevolazioni fiscali, ma il peso dell’assenza di una regolamentazione giuridica si sente.

Che cos’è il caregiver?

In Italia il termine anglosassone “caregiver” significa “prestatore di cura“. Generalmente nel nostro Paese non viene usato così spesso, ma viene confuso con la parola badante. La definizione specifica e corretta del caregiver riguarda chiunque doni supporto a una persona malata: diventa caregiver familiare quando la persona malata è un proprio familiare.

In base alle informazioni contenute nella Carta europea del caregiver familiare elaborata dalla Confederazione delle organizzazioni di famiglia con persone disabili dell’Unione europea, il caregiver viene indicato come il familiare che si prende cura di un proprio familiare non autosufficiente, anche se non è un professionista del settore.

Sostanzialmente, il caregiver si prende cura gratuitamente e giornalmente di un individuo malato, anziano o con disabilità, e quasi sempre è il familiare dell’assistito. In base ai dati diffusi da un’indagine Istat del 2015, in Italia i caregiver familiari sarebbero circa 7 milioni. Secondo cargiverfamiliare.it, la maggioranza sarebbe formata da donne (74%).

Purtroppo però queste statistiche vanno prese con le pinze, in quanto sono stime generali a causa dell’assenza di una normativa chiara sul tema, che non permette di avere un quadro totalmente veritiero della faccenda: di fatto è possibile che questi numeri siano anche sottostimati.

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Cosa fa il caregiver familiare?

Il ruolo di questa figura è abbastanza chiara: aiutare la persona nelle incombenze della vita quotidiana e negli ostacoli di tutti i giorni, da quelli più piccoli a quelli più grandi. Negli anni si è creata una rete silenziosa attorno questa figura, che sopperisce alle mancanze del sistema nazionale in materia.

In linea di massima, un caregiver non è una figura medica, in quanto si occupa principalmente di stare accanto alla persona malata o con disabilità, aiutandola nel compimento di gesti e attività della vita quotidiana. Nel dettaglio, agisce nei seguenti modi:

  • in maniera diretta: l’assistito viene aiutati a lavarsi, a mangiare a cucinare e a vestirsi;
  • in maniera indiretta: l’assistito viene aiutato nella gestione delle bollette e delle questioni amministrative, viene accompagnato nei centri e nelle strutture specifiche;
  • attraverso assistenza medica di base: come somministrare farmaci o far funzionare determinate apparecchiature (gli operatori sanitari effettuano corsi di formazione appositi);
  • con attività di sorveglianza: si assicura costantemente dell’incolumità dell’assistito.

Conseguenze e rischi di chi fa il caregiver familiare

Diventare caregiver familiare non è una scelta, ma quasi un obbligo. Quando un proprio familiare richiede l’assistenza quotidiana di più persone, spesso sono i familiari a doversi occupare di chi ha necessità (spesso anche ogni giorno, tutti i giorni, per 24 ore).

Ciò ha un impatto significativo sul caregiver, che si ritrova spesso a dover abbandonare la propria attività lavorativa per assistere il familiare. Questo comporta la perdita del proprio sostegno economico, e quindi la mancanza di una propria dipendenza economica: ciò significa che il caregiver diventa dipendente, anche economicamente, dal medesimo congiunto di cui si occupa.

Va considerato inoltre che spesso la decisione di diventare caregiver è un obbligo, per sopperire alle carenze di un quadro nazionale e regionale che non permette di dare soluzioni pratiche e lungimiranti volte ad aiutare l’assistenza delle persone.

cosa fa il caregiver
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Cosa prevede la legge in Italia sul caregiver familiare?

Attualmente in Italia non esiste una legge nazionale che disciplini il lavoro del caregiver, sebbene vi siano alcune iniziative regionali (come quella della Regione Lazio e dell’Emilia-Romagna). Tuttavia nel corso della nostra storia ci sono stati timidi passi in avanti verso il riconoscimento di questa figura, nonché delle proposte di legge.

Un primo campanello d’allarme in merito a questa figura fu lanciato nell’aprile del 2016 attraverso il ddl Bignami, che però si è fermato al termine della legislatura dell’epoca. Nei sette articoli contenuti nel testo, si parla più da vicino delle condizioni lavorative di questa figura. Sostanzialmente, puntava al riconoscimento giuridico della figura e della qualifica del caregiver familiare, introducendo copertura dei contributi e tutele per malattie professionali.

Questo disegno di legge fu poi unito ad altri due disegni di legge, il ddl De Pietro e il ddl Angioni, con denominazioni e contenuti molto diversi tra loro. Ne venne fuori un testo unificato che portava diverse idee tra loro piuttosto confusionarie, e che non presentò una soluzione efficace per creare una regolamentazione nazionale.

Tuttavia la prima denominazione ufficiale del caregiver appare con la Legge di Bilancio del 2018 (legge n. 205 del 27 dicembre 2017), che ha istituito anche un Fondo in materia fino al 2021 (poi cambiato nel corso del tempo). Inoltre all’articolo 1, viene indicato che questa figura è chi assiste e si prende cura:

  • del coniuge
  • dell’altra parte dell’unione civile tra persone dello stesso sesso o del convivente di fatto
  • di un familiare o di un affine entro il secondo grado
  • di un familiare entro il terzo grado che a causa di malattia, infermità o disabilità, anche croniche o degenerative, non sia autosufficiente e in grado di prendersi cura di sé, sia riconosciuto invalido in quanto bisognoso di assistenza globale e continua
  • sia titolare di indennità di accompagnamento

Grazie alla Legge di Bilancio 2025, esiste ancora un Fondo “destinato alla copertura finanziaria di interventi legislativi finalizzati al riconoscimento del valore sociale ed economico dell’attività d cura non professionale svolta dal caregiver familiare”. Gli importi ammontano a 62,5 milioni per il 2025, 57,5 per il 2026, 61,25 per il 2027.

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Esiste una proposta di legge in Italia sul caregiver?

Se andiamo indietro nel tempo, precisamente al 7 agosto 2019, scopriremo che è esistita una proposta di legge depositata alla XI Commissione del Senato, e reca le “Disposizioni per il riconoscimento e il sostegno del caregiver familiare“.

Composto da 11 articoli, il disegno di legge n. 1461 non solo prevedeva il riconoscimento del valore sociale ed economica di questa attività di cura e di assistenza, ma disciplinava anche la copertura a carico dello Stato dei contributi figurativi riferiti al periodo di lavoro di assistenza svolto, equiparati a lavoro domestico.

Resta ancora assente una normativa nazionale vigente, ma c’è chi ancora vorrebbe introdurla. Ad esempio, nei primi mesi del 2024 è stata presentata una nuova proposta di legge da parte dell’onorevole Ilenia Malavasi (Partito Democratico), che con la proposta n. 1426 presenta “Disposizioni per il riconoscimento e il sostegno dell’attività di cura e assistenza svolta dal caregiver familiare“.

Anche in questo caso, l’obiettivo è permettere alle persone che sono costrette a vestire i panni del caregiver familiare agevolazioni o strumenti di natura assistenziale ed economica: ad esempio, la copertura dei contributi figurativi o la flessibilità oraria sul lavoro.

Leggi anche: Caregiver: cosa dice la legge in Italia e le proposte

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Quali sono le agevolazioni per i caregiver?

L’assenza di una normativa nazionale dedicata al caregiver non impedisce al comparto legislativo italiano di prevedere diverse misure volte alla tutela di agevolazioni. Ad esempio la legge 104/92 disciplina alcuni benefici e permessi per questa figura:

  • diritto di usare 3 giorni di permesso retribuiti al mese per assistere il familiare malato o con disabilità;
  • diritto di utilizzo del congedo straordinario;
  • diritto di scelta del luogo di lavoro, con l’obiettivo di avvicinare il domicilio di lavoro alla persona da assistere.

C’è anche l’anticipo pensionistico, o Ape Sociale, che può essere richiesto nel caso in cui:

  • le persone assistono un coniuge o parenti di primo o secondo grado da almeno sei mesi;
  • i genitori o il coniuge della persona malata o con disabilità hanno almeno 70 anni e hanno patologie invalidanti.

Infine, in maniera indiretta, i caregiver possono beneficiare anche dell’indennità di accompagnamento, misura disciplinata dalla Legge 18 del 1980. Spetta principalmente agli invalidi civili.

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Angelo Andrea Vegliante
Da diversi anni realizza articoli, inchieste e videostorie nel campo della disabilità, con uno sguardo diretto sul concetto che prima viene la persona e poi la sua disabilità. Grazie alla sua esperienza nel mondo associazionistico italiano e internazionale, Angelo Andrea Vegliante ha potuto allargare le proprie competenze, ottenendo capacità eclettiche che gli permettono di spaziare tra giornalismo, videogiornalismo e speakeraggio radiofonico. La sua impronta stilistica è da sempre al servizio dei temi sociali: si fa portavoce delle fasce più deboli della società, spinto dall'irrefrenabile curiosità. L’immancabile sete di verità lo contraddistingue per la dedizione al fact checking in campo giornalistico e come capo redattore del nostro magazine online.

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