È il Capitano della Nazionale Italiana di Wheelchair Rugby, è un condottiero, un esempio da seguire, una guida per questo movimento sportivo. All’OIC di Padova, Davide Giozet, affetto da tetraplegia, ci ha raccontato il suo amore per il Rugby in Carrozzina, le paure dentro e fuori dal campo, l’amicizia e i compagni di squadra, l’incidente e la sua nuova vita da sportivo…i sogni per il futuro.
“La mia prima partita ufficiale nel rugby è stata ad un torneo di qualificazione nel 2013 in Irlanda, che permetteva alla Nazionale Italiana di potersi qualificare all’Europeo. Per noi era la prima partita, quindi le emozioni che c’erano in quel momento erano tantissime soprattutto perché non conoscevamo assolutamente quali erano i nostri valori e il valore delle altre squadre presenti. Ogni tanto ripenso a quel momento: la paura che c’era, la tensione di entrare in quel campo ed affrontare le tre squadre che erano presenti a quel torneo, l’Irlanda, la Repubblica Ceca e l’Olanda.”
È quella sensazione che a volte sale per…è il timore di non riuscire a fare le cose, il timore di non riuscire ad essere competitivo, il timore di non essere ancora in grado di competere con gli altri. Paura che io personalmente riesco a superare una volta entrato in campo, una volta passati i primi dieci secondi di partita riesco subito a metterla da parte e non ci penso più.
Per me è un onore esserlo. È quella persona scelta dagli stessi compagni di squadra che fa da condottiero, come esempio, come persona che comunque da le linee guida da seguire e che indirizza tutti i compagni nella strada migliore. Sono assolutamente orgoglioso di esserlo, soprattutto perché i miei stessi compagni di squadra hanno scelto me come loro figura di riferimento.
Nicolò Toscano: “Da Capitano in campo si fa sentire, è giusto che rompa le scatole”
Massimo Cirardello: “Il Capitano è sempre quello che…tira.”
Caratterialmente non siamo tutti uguali, ognuno ha il suo modo di concentrarsi, il suo modo di superare le tensioni. Ormai io conosco i miei compagni di squadra e capisco le difficoltà che possono vivere in quel preciso momento. Non è facile essere d’aiuto per tutti, perché ognuno ha le proprie caratteristiche ed il modo di superare le paure, è ovvio che nello spogliatoio il Capitano è quella persona che incita e cerca di tranquillizzare i più agitati e cerca di far capire loro che alla fine quello che devono fare è un divertimento, è una partita…quindi, quello che è paura deve essere trasformato in rabbia, rabbia positiva, rabbia agonistica che permette poi di poter avere il risultato migliore in quel momento.
Il Wheelchair Rugby ha una palla che non assomiglia a quella del rugby tradizionale e per dei semplici motivi: essendo il rugby in carrozzina uno sport anche per persone con una disabilità grave, anche agli arti superiori, la palla è tonda per una maggiore facilità di gestione e perché il regolamento prevede che dopo 10 secondi bisogna passare la palla ad un compagno o palleggiarla a terra…è ovvio che palleggiare una palla ovale e poi andarla a riprendere diventerebbe impegnativo, quindi la palla è tonda per questi motivi.
Nicolò Toscano: “È un ottimo collaboratore, è all’interno del direttivo del Padova Rugby da un anno e collaboriamo per organizzare le attività della società e, sicuramente, come dirigente oltre che come atleta è un ottimo supporto”
Si è sviluppato maggiormente ed è nato qui nel Triveneto, quindi le maggiori società sono qui in Veneto, però negli ultimi due anni si sta sviluppando un bel movimento a Roma dove ci sono due società ora presenti, più una società che è nata l’anno scorso a Milano. Questo è di buon auspicio perché questo movimento riesca ad espandersi sempre di più in Italia ed è quello che mi auspico anch’io come Capitano in modo che il bacino di utenza sia sempre maggiore. Questo permetterebbe anche a noi come società di club di poter finalmente partecipare ad un campionato italiano, che fino ad ora non è stato strutturato proprio per mancanza di squadre e di società
Massimo Ciradello: “Questa Nazionale fa fatica, perché bisogna trovare giovani che riescano ad integrarsi ai ‘vecchi’ e riuscire a crescere insieme.”
Una brutta gatta da pelare. Io l’ho provato una volta e mi è bastato. Quando te ne accorgi è troppo tardi. Il consiglio che do sempre ai giovani, quando vado a parlarci anche nelle scuole, è di non sottovalutare mai niente. Spesso e volentieri quelle cose che sembra non ti tocchino mai e tocchino solo agli altri…Consiglio di fermarsi.
Ho sempre vissuto di calcio e sport. Mi è mancato tantissimo. Ricordo le prime volte quando tornavo a casa e andavo a vedere le partite di calcio della squadra in cui giocavo io…esser fuori, in tribuna a vedere gli altri che giocavano era abbastanza frustrante, volevo essere in campo a dare una mano come una volta ai miei compagni di squadra. Poi pian piano, quando ho preso la mia strada sportiva, son sincero, il calcio ha fatto sempre meno parte della mia vita.
Vivo con i miei genitori, sono single, lavoro. Faccio parte di un’associazione di volontariato bellunese che ha come scopo motivare le persone con disabilità ad una vita sociale attiva. Il presidente dell’associazione ASSI onlus è Oscar De Pellegrin, plurimedagliato atleta nel Tiro con l’Arco, e anche alle nostre esperienza passate in prima persona diamo gli stimoli a quelle persone che purtroppo dopo una malattia o un incidente sono costretti a vivere un momento di difficoltà. Il nostro esempio dev’essere da sprono affinché anche loro riescano ad avere una vita attiva.
Sto scoprendo uno sport nuovo, sono un curioso, non mi fermo davanti a niente ed è da un anno a questa parte che intrapreso anche una carriera tennistica con risultati non eclatanti, però ho provato anche questo sport che sembrava quasi impossibile da fare, avendo difficoltà ad impugnare la racchetta, vedo che ci sono tutta una serie di accorgimenti per poter fare anche questo tipo di sport.
Io sono un sognatore. Nel domani vedo sempre qualcosa di importante. È ovvio che il sogno di un atleta paralimpico è quello di poter partecipare ad una Paralimpiade. Il mio Sogno è che la Nazionale Italiana di Wheelchair Rugby possa partecipare ad una Paralimpiade. Forse non ci sarò quel giorno, perché le candeline sulla torta sono tante per me e non so per quanti anni ancora riuscirò a tenere i ritmi che bisogna mantenere per fare sport ad alto livello, però l’augurio che faccio è che i compagni giovani che sono in squadra con me possano un giorno partecipare ad una Paralimpiade, perché questo sarebbe gratificante anche per me. Mi auguro anche di trovare una ragazza che voglia stare con me, quindi avere una famiglia e tutto il resto, ma per questo sono ancora giovane, c’è ancora tempo.
Nicolò Toscano: “Per quanto mi riguarda, è un esempio da seguire. Spero da grande di diventare come Davide Giozet.”
Ultima modifica: 29/04/2020