Giovedì 9 settembre 2021 la commissione Giustizia alla Camera ha approvato il testo base sulla coltivazione domestica della cannabis. Si tratta di testo unificato dalle proposte di Riccardo Magi (+Europa) e Caterina Licatini (M5S), noto come “Disposizioni in materia di produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope nei casi di lieve entità”, e che mira a modificare il Testo Unico sugli stupefacenti.
Inizialmente nel testo era presente anche una proposta a firma Riccardo Molinari (Lega), il cui partito però ha chiesto e ottenuto il disabbinamento prima dell’approvazione. E di fatto la Lega è uno dei partiti che ha votato contro, così come Fdi, Coraggio Italia e Fi (eccezion fatta per Elio Vito, che ha dato voto favorevole). Dall’altra parte della barricata, troviamo Pd, M5S, Leu e +Europa. Italia Viva si è astenuta.
Come mai questa notizia è così importante? Cosa dice il testo base sulla coltivazione domestica della cannabis? Abbiamo rivolto queste e altre domande al deputato e presidente di +Europa Riccardo Magi.
Quali sono i punti principali del testo base sulla coltivazione domestica della cannabis?
“Uno dei punti principali è una riduzione delle pene per i fatti di lieve entità all’interno dell’art. 73 del Testo Unico sugli Stupefacenti. Attualmente in Italia 7 persone su 10 per procedimenti di lieve entità finiscono in carcere, in quanto il giudice applica il comma 5, cioè quello che riconosce la lieve entità sul fatto.
C’è una riduzione delle pene con una distinzione tra sostanze, per evitare che si finisca a pesare sul circuito penitenziario per questioni che sono legate a fatti che sono a cavallo tra consumo personale e spaccio.
L’altro punto riguarda la coltivazione domestica, per cui si recepisce l’orientamento del 2019 della Corte di Cassazione, la quale disse che la coltivazione domestica per uso personale non deve avere rilevanza penale. Tuttavia la legge è rimasta quella precedente, quindi noi andremo a modificarla e chiarendo che c’è la possibilità di coltivare fino a 4 piantine femmine per uso personale.”
L’uso personale della coltivazione domestica della cannabis non è da confondere con uso terapeutico.
“No, in tutto il testo di base non si cita la parola ‘terapeutico’. Per la cannabis terapeutica esiste una legge in Italia ormai da quasi 15 anni, che prevede la possibilità di accedere a queste cure, che semplicemente non viene rispettata.
Il problema sulla terapeutica è l’approvvigionamento, in quanto in Italia il monopolio della produzione è dello Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze, che dà 2 quintali l’anno quando ne servono 2 tonnellate per soddisfare la richiesta dei malati.
L’uso personale è uso personale, poi proprio perché c’è questa criticità per la terapeutica, molti malati anziché andare sul mercato nero, preferiscono provare la coltivazione domestica della cannabis.”
Colpisce che all’interno di questo testo unico inizialmente ci fosse una proposta della Lega, che ha chiesto il disabbinamento. Come mai?
“Dobbiamo tornare indietro. Dopo la fine del Governo Conte I, la Lega (non più nella maggioranza) presentò una proposta di legge a prima firma Molinari proprio sugli stessi punti della mia proposta, cioè i fatti di lieve entità, aumentando però le pene in modo addirittura esasperato e paradossale, tant’è che sono maggiori delle pene per i fatti non di lieve entità.
Io ho presentato un testo che era sullo stesso perimetro dell’articolo 73, ma di segno opposto, in modo da ottenere l’abbinamento con la Lega. Con questo escamotage procedurale, siamo riusciti a portare avanti questa proposta.
Quando si è fatto il testo base, l’allora relatore Morrone della Lega ha rinunciato all’incarico perché non si riconosceva nella direzione in cui volevamo andare. Nella seduta, prima che fosse votato il testo base, la Lega ha ottenuto formalmente che il testo di Molinari fosse disabbinato.”
Come col ddl Zan, così con il testo base sulla coltivazione domestica della cannabis c’è stata una spaccatura netta. A cambiare è il relatore, Mario Perantoni (M5S), favorevole alla proposta. Ti aspetti degli emendamenti a pioggia?
“Nel momento dell’adozione del testo base, c’è stata una levata di scudi dei leader nazionali del centrodestra, i quali hanno affermato che questa proposta non andrà mai avanti. Tant’è vero che non è stato ancora fissato il termine degli emendamenti. Cosa vuol dire? Se non c’è da subito la volontà di un percorso che porti questo testo in Aula, trattandosi di una legge di iniziativa parlamentare, sarà superato da tutti i decreti che arriveranno.
Questa è anche una delle motivazioni politiche che ci hanno spinto a promuovere il Referendum sulla Cannabis Legale. Le due cose viaggiano in maniera parallela. Tra l’altro, il quesito del referendum non riguarda il comma 5 dell’articolo 73, ma tocca il comma 4. Se il Parlamento avrà la forza e il tempo di andare avanti con quel testo, il nostro sostegno ci sarà. Altrimenti ci sarà quest’altra via, dando la parola ai cittadini.”
Appunto, il Referendum sulla Cannabis Legale sembra una mossa preventiva contro la possibilità che il percorso del testo base sulla coltivazione domestica della cannabis vada per le lunghe. Ipotizzate che arrivi prima il referendum?
“Il rischio è questo, lo capiremo rapidamente. La maggioranza si deve manifestare con una volontà politica per il testo base nelle prossime settimane, come fissare il termine per gli emendamenti, iniziare la discussione e chiedere la calendarizzazione in Aula ai capigruppo. Questo va fatto ora, manca un anno alla legislatura, oppure procederemo con il referendum che sarà convocato nella primavera 2022.”
Parli della primavera 2022 come se la situazione sia già in discesa, e in effetti lunedì 13 settembre avete superato le 200mila firme (oltre 300mila martedì 14 settembre, ndr). Ipotizzi che le 500mila firme verranno raggiunte? Come mai c’è stata tanta adesione in poco tempo e solo con la firma online?
“La mia impressione è come se ci fosse un’attesa in tanti cittadini italiani di poter mettere questo tema nell’agenda politica del Paese. I cittadini l’hanno colta come un’occasione preziosissima di modificare e cambiare la legge italiana sugli stupefacenti, che ha fatto tanti danni con la persecuzione dei consumatori, con l’arricchimento illegale delle organizzazioni criminali, con l’intasamento dei tribunali, con il sovraffollamento delle carceri.
Da parte dei cittadini c’è voglia di discutere questo tema e affrontarlo. Chi, nella politica dei partiti, diceva che questo non era una priorità, non conosce le priorità dei cittadini. È un grande tema sociale e di come funziona la giustizia in Italia: basti considerare che un terzo dei detenuti in Italia lo sono per violazione della legge sulle droghe.”
Con queste due azioni, l’obiettivo è evitare situazioni come quella accaduta a Walter De Benedetto?
“Certo, quella è una situazione che dimostra uno Stato impazzito. La follia proibizionista che si accanisce su un malato, al quale andrebbero rivolte le scuse per tutte le difficoltà che ci sono nel trovare cannabis terapeutica pur avendo una prescrizione medica. Si fanno indagini, appostamenti, denunce e impiego di uomini per sorvegliare una persona con disabilità, con patologia cronica e degenerativa in stato avanzato, e lo si manda anche a processo, anche dopo che ci si accorge del suo stato di salute. È una follia, noi vogliamo modificare questa follia.”
I proibizionisti dicono che questi sono i primi passi per drogarsi. Come rispondi?
“È importante che ci sia un dibattito aperto, quello che finora non c’è stato. E chi ha paura che le persone si droghino, devono guardare la realtà attuale. Sono queste leggi proibizioniste che continua ad aumentare la circolazione delle sostanze stupefacenti e che vede giovani e i giovanissimi chiedere informazioni sulle sostanze ai pusher, che gli vendono cose completamente incontrollate.
Con il Referendum sulla Cannabis Legale spingiamo verso uno scenario di legalizzazione e nuova regolamentazione proprio perché le esperienze nel mondo dove si sta legalizzando la cannabis, come ad esempio USA e Canada, ci parlano di benefici sotto tutti i punti di vista: dalla salute alla giustizia, passando per il danno che si riesce a portare alle organizzazioni criminali e alla microcriminalità.”
Intervista realizzata lunedì 13 settembre 2021. Eventuali aggiornamenti di cronaca non sono stati tenuti in considerazione