Come mai stiamo registrando numerosi terremoti nei Campi Flegrei? Scopriamo la loro storia e cosa dice oggi l'INGV su quanto potrebbe accadere
È da circa un mese che i Campi Flegrei sono al centro delle cronache, visti i diversi e numerosi terremoti che stanno interessando l’area. La preoccupazione resta molto alta, in quanto alcune scosse sono state avvertite anche a Napoli, come quella delle 22:08 del 2 ottobre 2023 di magnitudo 4 e con una profondità di 3 chilometri.
Giorni prima, il 27 settembre, l’INGV (l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) aveva registrato una scossa leggermente più potente, di magnitudo 4.2, alle 3:35, sempre con una profondità di 3 chilometri.
Attualmente l’area è sotto controllo, gli esperti stanno monitorando l’evoluzione della situazione, sebbene sia difficile prevedere cosa potrebbe accadere. Resta comunque l’esistenza di un Piano di evacuazione della Protezione Civile – che però, dopo una nostra ricerca, sul sito dedicato sembra essere sparito.
I continui terremoti che stanno interessando l’area dei Campi Flegrei (dal greco “campi ardenti”) stanno evocando scenari catastrofici nei residenti, visto che prevedere una scossa con largo anticipo è abbastanza complesso.
Ma di cosa parliamo quando sentiamo le parole Campi Flegrei? Come spiega l’INGV, non è un vulcano vero e proprio come il Vesuvio, piuttosto un’area vulcanica attiva ad ovest di Napoli che include i comuni di Bacoli, Monte di Procida, Pozzuoli, Quarto, Giugliano in Campania e parte della città di Napoli. In sostanza, è un campo vulcanico attivo da più di 80mila anni in prossimità di un’area depressa nota come caldera.
La caldera è il risultato di un ripetuto sprofondamento provocato dal collasso del serbatoio magmatico a opera di due grandi eruzioni: l’Ignimbrite Campana (40.000 anni) e il Tufo Giallo Napoletano (15.000 anni). Oltre a questa, l’altra parola chiave da ricordare è bradisismo, cioè un fenomeno legato al vulcanismo: in pratica identifica un periodico e lento abbassamento o innalzamento del livello del suolo.
Attualmente il timore più grande è, appunto, che i terremoti registrati in queste settimane siano collegati all’attività vulcanica presente in quest’area, e per questo l’allerta dei Campi Flegrei è di livello giallo.
Secondo quando dichiarato all’Adnkronos dal geologo Carlo Doglioni, presidente dell’INGV, “si sta riproponendo quello che è successo all’inizio degli anni Ottanta, ovvero un aumento della sismicità, chiaramente legata alla dinamica del vulcano in profondità ad alcuni chilometri. L’Ingv sta monitorando minuto per minuto l’evoluzione ma non siamo in grado di prevedere quel che può accadere, certamente ci stiamo avvicinando a una situazione di crisi come quella, appunto, di 40 anni fa. Dobbiamo quindi prestare la massima attenzione”.
“Non abbiamo elementi che ci possano portare a dire che ci sarà una eruzione – ha poi specificato -, però ci sarà un aumento della sismicità. […] Per ora nessun allarme, certamente è una situazione su cui noi, come Istituto, abbiamo gli occhi puntati”.
La causa principale di questa situazione sarebbe appunto la parola chiave sopracitata, il bradisismo, questo periodico e lento innalzamento e abbassamento del suolo: in particolare, l’innalzamento è accompagnato da terremoti.
Da diversi giorni è stato aperto un dibattito sul Piano di evacuazione dei Campi Flegrei, soprattutto da parte di chi afferma che sia necessario un suo aggiornamento. Intorno alle 18:30 di mercoledì 4 ottobre 2023 siamo andati a controllare cosa dicesse effettivamente questo documento della Protezione Civile, ma la pagina risulta priva di qualsivoglia contenuto.
Vista la situazione, abbiamo potuto studiare le informazioni del Piano di evacuazione in base alle informazioni diffuse dai giornali. Nel dettaglio, i Campi Flegrei sono divisi in due zone:
Il Piano di evacuazione prevede anche due fasi:
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Ultima modifica: 04/10/2023