La Sindrome di Burnout può colpire anche i caregiver. L’Organizzazione mondiale ha riconosciuto questa condizione come malattia, caratterizzata da una forma di stress che, nel momento in cui diventa cronica, mina sensibilmente la qualità della vita della persona. Per comprendere come mai anche i caregiver familiari ne sono coinvolti, cerchiamo prima di rispondere a qualche domanda.
Che cos’è la Sindrome di Burnout?
Per spiegare la Sindrome di Burnout basta capirne il significato: “to burn out”, cioè “bruciarsi” oppure “esaurirsi”. Da ciò capiamo che la definizione indica un esaurimento personale, che può avere natura mentale, fisica o emotiva, ed è specificatamente associato al contesto lavorativo. Una condizione da non confondere con ansia e depressione.
Tale sindrome comporta svogliatezza, delusione e demotivazione nel proprio vissuto, con conseguente disinteresse per ciò che si sta facendo. I sintomi possono essere classificati nel seguente modo:
- Sintomi psichici:
- sensazione di sfinimento;
- distacco mentale;
- cinismo;
- poca soddisfazione sul lavoro;
- calo dell’efficienza lavorativa;
- elevata sensibilità a stress e delusioni;
- depressione;
- mancanza di interesse in ciò che si fa;
- alienazione;
- mancanza di iniziativa;
- costante sensazione di soffocamento;
- calo della fiducia in se stessi.
- Sintomi fisici:
- stanchezza e spossatezza;
- cefalea;
- aggressività;
- inappetenza;
- gravi difficoltà a superare malattie banali come il raffreddore;
- sintomi respiratori;
- difficoltà a dormire o a prendere sonno (disturbi del sonno);
- mal di testa;
- disturbi gastrointestinali;
- tachicardia.
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Che cos’è un caregiver familiare?
Il significato di caregiver familiare è contenuto nella Legge di Bilancio 2018 (L. n. 205 del 27 dicembre 2017): all’articolo 1, comma 255 il caregiver familiare è chi assiste “e si prende cura del coniuge, dell’altra parte dell’unione civile tra persone dello stesso sesso o del convivente di fatto ai sensi della legge 20 maggio 2016, n. 76, di un familiare o di un affine entro il secondo grado, ovvero, nei soli casi indicati dall’articolo 33, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, di un familiare entro il terzo grado che, a causa di malattia, infermità o disabilità, anche croniche o degenerative, non sia autosufficiente e in grado di prendersi cura di s, sia riconosciuto invalido in quanto bisognoso di assistenza globale e continua di lunga durata ai sensi dell’articolo 3, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, o sia titolare di indennità di accompagnamento ai sensi della legge 11 febbraio 1980, n. 18”. Attualmente però questa figura non è disciplinata a dovere, poiché in Italia manca una legge che disciplini questa categoria lavorativa.
Che cos’è la Sindrome del Caregiver?
Nel contesto che stiamo studiando, c’è una definizione più appropriata che spesso spiega la condizione di burnout che può colpire questa tipologia di lavoratori: la Sindrome del Caregiver. Stress, stanchezza e affaticamento sono i primi sintomi, a cui si possono aggiungere:
- bassa autostima;
- calo delle difese immunitarie;
- problemi di appetito;
- senso di colpa e di impotenza;
- perdita di motivazione;
- esaurimento emotivo;
- incapacità di prendere decisioni;
- ansia e rabbia;
- insonnia o altri disturbi del sonno;
- isolamento del caregiver;
- angoscia per il proprio caro;
- sbalzi emotivi e depressione;
- rinuncia alla vita sociale;
- difficoltà di concentrazione.
Come combattere il Burnout del Caregiver?
Come abbiamo visto, dunque, la Sindrome del Caregiver e la Sindrome di Burnout parlano la medesima lingua, e dunque le soluzioni da adottare per non restare preda di questa condizione sono svariate:
- Non farsi abbattere dalle avversità;
- Accettare l’aiuto di altre persone;
- Seguire una dieta bilanciata;
- Non mettere al centro della propria vita le condizioni del proprio caro;
- Rivolgersi a un medico nel momento in cui lo stress da caregiver diventa insostenibile.