Brazzo, un sordo che canta in LIS

Redazione:

Francesco Brizio è il nome che si cela dietro a Brazzo, cantante sordo di Taranto, ora trapiantato a Milano. A cavallo tra la fine del 2016 e l’inizio del 2017, l’artista si fa conoscere nel web con il brano Sono sordo mica scemo, nel quale Brazzo canta con voce e LIS (Lingua dei segni italiana). Sollevando, inoltre, una domanda interessante: una persona sorda può cantare? La risposta è sì.

Brazzo ci dimostra che la disabilità non è una fattore limitante, come si suppone. Anzi, diventa una condizione da inglobare nel proprio essere, al fine di abbracciare nuove esperienze, anche quelle che sembrano impossibili. Visto l’esempio di disabilità positiva racchiusa in questo ragazzo, lo abbiamo intervistato.

Ciao Brazzo e benvenuto. Puoi raccontarci la tua storia da rapper?

“Tutto è iniziato due anni fa. Essendo sordo non è una vera e propria passione: io sono una persona molto curiosa e questo mi ha spinto a fare qualcosa di nuovo. La mia è una sfida personale, poi col tempo è diventata una passione. È stato un lungo percorso, quello dell’approccio con la musica, che ho vissuto con l’aiuto di una logopedista, tra l’altro mia carissima amica. Poi, grazie allo studio Realsound ho raggiunto, il mio primo traguardo: cantare e realizzare i videoclip.

La prima canzone, Sono sordo mica scemo, è a tema sociale per la diffusione della Lingua dei Segni dopo il mancato riconoscimento dalla legge italiana. Tanti paesi nel mondo l’hanno assimilata e fatta propria, invece in Italia resta ferma, in bilico tra Camera dei Deputati e il Senato con un disegno di legge nel quale se ne chiede il riconoscimento al fine di assicurare la piena integrazione delle persone sorde alla vita collettiva. È per questo che ha voluto cantare e segnare insieme ai miei brani, per dare un messaggio forte, al fine di agevolare il riconoscimento della Lingua dei Segni.

Dopo Sono sordo mica scemo sono usciti altre canzoni: Il ritmo dell’estate, Volere è potere, Tutto il mondo è paese, Un egoista sotto il cielo di Ha Long e A noi va bene così. Sto progettando altre nuove canzoni che spero arrivino a tutti, affinché la gente capisca e scopra il nostro mondo”.

Siamo curiosi di una cosa: com’è possibile che un sordo riesca a fare musica? Utilizzi qualche tecnica particolare per l’apprendimento dei suoni?

“Prendete per esempio Beethoven, è stato un compositore geniale che ha rivoluzionato la storia della musica. Gli veniva dal cuore, nonostante non potesse sentire. Io non sento le voci in una canzone, ma avverto dei suoni forti, riesco a percepire le vibrazioni. Per seguire il ritmo uso il metronomo o una persona che mi dia il via e che mi faccia da ritmo con il movimento delle spalle”.

Brazzo, hai pubblicato numerosi brani, di pregevole fattura e nel quale si vede che migliori nell’esposizione canora. Quanto allenamento ci vuole per raggiungere certi livelli?

“Mi alleno e mi adatto in base al suono e cerco di memorizzare i tempi. Ogni nuova canzone è sempre una nuova sfida. È come per un cieco che percorre nuove strade”.

Quale delle canzoni che hai pubblicato ritieni sia la bandiera del tuo progetto artistico?

“Senza dubbio Sono sordo mica scemo. Ha dato un grosso impatto al pubblico e sono rimasti impressi nella mente. È un testo pieno di rabbia che la gente si ricorda facilmente, grazie al titolo provocatorio. Noi siamo sordi, non sordomuti e non siamo scemi. Il problema sta nella comunicazione, diciamo che ora ho fatto aprire gli occhi e la mente alle persone”.

Nei tuoi pezzi usi la LIS. A tuo avviso a che punto siamo in Italia per il suo riconoscimento?

“Un’associazione per tutela dei sordi sta lottando per ottenere i nostri diritti, e abbiamo anche raccolto la petizione sul riconoscimento della LIS. Credo che ci siamo quasi, ma non vogliamo illuderci ancora. Stiamo lottando dagli anni ’80. Immaginate quanta pazienza abbiamo avuto. Per noi è fondamentale che venga riconosciuta la lingua dei segni, questa consente al bambino sordo di sviluppare abilità linguistiche e intellettive prima dell’acquisizione della lingua parlata.

Se non ci sono scuole con assistenti alla comunicazione o sostegni educativi, il bambino sordo rischia di rimanere isolato e apprendere poco dalle attività scolastiche. Anche fuori abbiamo difficoltà in caso di emergenza o alcune importanti commissioni o riunioni di lavoro. Sono tante le cose che mancano e ci siamo sempre arrangiati da soli”.

Quindi possiamo dire che, per te, la disabilità non è stata un limite.

“Per me la disabilità vede oltre i limiti, sono gli altri che si pongono un limite. Noi ci sfidiamo e superiamo ogni problema trovando sempre delle soluzioni, e ci arricchiscono sempre di più”.

Noi di Heyoka vogliamo condividere il concetto della disabilità positiva. Per te, cos’è la disabilità positiva?

“La nostra disabilità è una forza che gli altri faticano a percepire. Noi abbiamo un senso in meno, ma anche altri sensi più sviluppati di chiunque altro. Noi vediamo disabilità in un’altra prospettiva, con una positività che non tutti vedono o capiscono”.

Disabilità positiva che riscontriamo anche in un altro progetto al quale collabori, Mai Dire Sordomuto. Di cosa si tratta?

Mai Dire Sordomuto nasce con lo scopo di offrire un senso di parità, vogliamo dimostrare che anche noi sordi siamo capaci di elaborare, sviluppare varie cose come le persone udenti. Spesso vedono la sordità come un limite, noi con ironia vogliamo abbattere la barriera della sordità, della disabilità.

Nessuno al mondo è superiore e nessuno inferiore, ognuno ha un proprio talento, siamo tutti diversi ma allo stesso tempo uguali e per questo, per noi, è importante il rispetto di quello che siamo. Il nostro scopo è anche rendere tutti consci dell’esistenza della LIS, e per farlo mostriamo le positività dell’essere sordi tramite un sana e positiva risata, facendo vedere a tutti che per noi non è un peso”.

La domanda è d’obbligo: è possibile scherzare con la disabilità?

“Noi riteniamo che si possa scherzare con la disabilità, ma ci teniamo a dire che è importante farlo nel modo giusto: ad esempio noi usiamo l’ironia che porta alla riflessione e non facciamo mai scherzi pesanti e non lo facciamo con cattiveria, la presa in giro è sbagliata.

Inoltre abbiamo scelto la comicità per agganciare tutti alla tematica. Se non ci scherzassimo mai su, diventerebbe un argomento molto lontano dalle conversazioni quotidiane, ecco perché la decisione della produzione dei nostri video comici. Vogliamo anche dare alla vita una inclinazione leggera, senza dare un peso a nessuno, anche se ovviamente al mondo abbiamo opinioni diverse. Come direbbe Charlie Chaplin, ‘un giorno senza sorriso è un giorno perso'”.

Brazzo, ti senti di lanciare un messaggio alle persone disabili che si autolimitano perché condizionate da sentimenti destabilizzanti?

“Attraverso i nostri video, non abbiamo un solo messaggio specifico da lanciare, ma sono tanti diversi messaggi che ognuno può interpretare a modo proprio. La nostra è una strada verso l’approvazione della LIS e l’accettazione dei ‘difetti’ rivolto al mondo.

Dunque sì, abbiamo un messaggio da dare alle persone con disabilità: pensate al colore dell’arcobaleno e non al nero quando vi troverete di fronte ai problemi. La disabilità può essere arte, un motivo per mandare avanti il futuro. Siamo noi il senso della vita, gli altri non sono nulla, nulla da lanciarci parole addosso. Saranno invidiosi di noi? Ma chi ci insulta è una persona piena o vuota? Non fermatevi all’ignoranza, lottate affinché vi si conosca per quello che siete e per la vostra pienezza e bellezza data anche dalla vostra disabilità”.

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