È stato pubblicato il testo della bozza della Manovra finanziaria 2025. Adesso che il documento della Legge di Bilancio 2025 è stato pubblicato, e ha iniziato l’iter parlamentare per la sua approvazione definitiva, possiamo conoscere più da vicino quali sono i dettagli delle misure di cui si è parlato nelle scorse settimane.
A cominciare dal taglio del cuneo fiscale, il cavallo di battaglia della maggioranza: all’interno del testo, sono confermate le cifre di cui si è parlato molto in questi giorni, e sono aggiunti altri dettagli che aiutano a comprendere meglio il quadro della situazione.
Cos’è il cuneo fiscale?
Il cuneo fiscale (in inglese tax wedge) è un indicatore percentuale che determina il rapporto tra tutte le imposte sul lavoro e il costo del lavoro totale. Quando si parla di taglio del cuneo fiscale, si parla di una riduzione di imposte e contributi che dovrebbero far aumentare l’importo netto in busta paga.
In base ai dati OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), l’Italia ha uno dei cunei fiscali più alti in circolazione: nel 2023 il costo del lavoro è stato del 45,1%, sotto solamente a Belgio, Germania, Austria e Francia. Nel 2022 invece era del 45,9%.
Da una parte il taglio del cuneo fiscale sembra agevolare gli stipendi, dall’altra però questa misura presenta una criticità: la riduzione dei contributi pensionistici aumenta l’IRPEF (imposta sui redditi delle persone fisiche).
Manovra 2025: cosa dice il testo della Legge di Bilancio sul cuneo fiscale
Già nelle prime pagine della Legge di Bilancio 2025 – il cui testo potrebbe comunque soggetto a possibili modificazioni per via dell’iter parlamentare -, c’è un articolo (il secondo) dedicata al taglio del cuneo fiscale. La riduzione della pressione fiscale, così come scritto nel documento, si articola di vari punti.
Innanzitutto, si parla delle aliquote fiscali, che nel 2025 dovrebbero passare ai seguenti tre scaglioni di reddito:
- fino a 28.000 euro, 23%;
- oltre 28.000 euro e fino a 50.000 euro, 35%;
- oltre 50.000 euro, 43%.
Dunque le cifre circolate in questi giorni vengono confermate, a cui si aggiunge poi un innalzamento della base delle detrazioni sul lavoro da 1.880 a 1.955 euro. Mentre nel comma dell’articolo 2 spiega che ai lavoratori dipendenti con reddito complessivo non superiore a 20mila euro sarà riconosciuta una somma, che non concorrerà alla formazione del reddito, determinata applicando al reddito una determinata percentuale:
- 7,1%, se il reddito di lavoro dipendente non è superiore a 8.500 euro;
- 5,3%, se il reddito di lavoro dipendente è superiore a 8.500 euro ma non a 15.000 euro;
- 4,8%, se il reddito di lavoro dipendente è superiore a 15.000 euro.
Invece, per i redditi da lavoro dipendente che variano dai 20mila ai 40mila euro, troviamo una detrazione dall’imposta lorda pari a:
- 1.000 euro, se l’ammontare del reddito complessivo è superiore a 20.000 euro ma non a 32.000 euro;
- al prodotto tra 1.000 euro e l’importo corrispondente al rapporto tra 40.000 euro, diminuito del reddito complessivo, e 8.000 euro, se l’ammontare del reddito complessivo è superiore a 32.000 euro ma non a 40.000 euro.
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