Il Body Shaming si manifesta come un'umiliazione o un giudizio negativo nei confronti dell'aspetto fisico di una persona. Come combatterlo?
Il body shaming è un fenomeno sociale e digitale sempre più diffuso, complice anche la diffusione dei social media, e si manifesta come un’umiliazione o un giudizio negativo nei confronti dell’aspetto fisico di una persona. Tutto ciò può avere conseguenze significative sull’autostima e sul benessere psicologico degli individui.
In questa analisi, esploreremo cosa significa il body shaming, le sue origini, le ragioni dietro questa pratica nociva, chi la esercita e chi ne è vittima, nonché strategie per difendersi e combatterlo.
Come detto in precedenza, con il termine “body shaming” (in italia “corpo vergognoso”) ci riferiamo ad azioni dirette o indirette volte a criticare negativamente o deridere una persona per il suo aspetto fisico. Si tratta di una pratica che si basa sul concetto secondo cui esiste un’ideale di bellezza che tutti dovrebbero sposare.
Sostanzialmente, le vittime di body shaming vengono derise e fatte sentite inadeguate perché non rispetterebbero quelli che vengono considerati i canoni estetici della società odierna. Le forme di discriminazione più diffuse sono la derisione verbale e i commenti online sui social network, tanto da sfociare anche nel cyberbullismo.
Secondo la società moderna, esisterebbe dunque un canone estetico preciso di bellezza al quale ognuno di noi dovrebbe aderire, mentre le altre tipologie di corpo andrebbero criticate a priori. Per questo motivo, spesso le offese principali prendono di mira la disabilità, il peso, la statura, la peluria, i capelli, le dimensioni del pene, del naso, del seno, del bacino e del sedere.
Il body shaming può colpire entrambi i sessi: la donna può essere discriminata fisicamente per le dimensione e la forma del sedere, del seno e dei fianchi; l’uomo invece per le dimensioni del pene e per la sua muscolatura.
Vale la pena sottolineare che il body shaming non è un concetto da estremizzare, in quanto si tratta di un fenomeno molto profondo che deve contenere intenzionalità aggressiva, intento mortificante e atteggiamenti volti a discriminare socialmente la persona (razzismo, bullismo, omofobia e via discorrendo).
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Sebbene il body shaming venga considerato un fenomeno moderno, legato specialmente all’ascesa dei social media, le sue origini sembrerebbero essere molto più antiche e lontane.
Secondo Focus infatti, ad esempio la grassofobia è un fenomeno che affonda le radici addirittura ai tempi del filosofo Platone, il quale considerava l’ingordigia come nemico delle Muse; oppure gli Spartani riservavano un particolare trattamento alle persone grasse, costringendole ogni 10 giorni a presentarsi nude di fronte ai magistrati per esaminarne l’aspetto fisico.
La stigmatizzazione del corpo delle donne invece sembrerebbe essere nata durante la Rivoluzione Industriale. Invece per la seconda metà dell’Ottocento viene citato Cesare Lombroso, un antropologo che avrebbe associato il grasso a un’immoralità innata delle donne.
Tuttavia, è con l’avvento di internet e dei social network che il body shaming ha trovato un terreno fertile per diffondersi rapidamente, amplificando la sua portata e il suo impatto.
Definire una causa specifica del perché avviene il body shaming è abbastanza complesso, in quanto possiamo parlare di un processo multifattoriale. Di base, senza la presenza dei social media, il concetto di denuncia non avrebbe potuto nascere e rafforzarsi. Gli stessi social media però sono stati i luoghi dove questo fenomeno ha potuto svilupparsi a macchia d’olio.
Le basi del processo però sono radicate in pregiudizi culturali e sociali. Di fatto esistono norme sociali che valorizzano determinati standard di bellezza, spingendo ognuno di noi a conformarsi a ideali che sono prettamente irrealistici.
Chiunque può praticare il body shaming indipendentemente dal genere, dall’età o dallo status sociale: si chiamano body shamer, e possono essere persone vicine a noi oppure totali sconosciuti online. Quando avviene nel mondo digitale, è molto difficile individuare i responsabili, in quanto si presentano in forma anonima.
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Praticare body shaming non è privo di conseguenze. A seconda del contesto, può portare a sanzioni sociali, come il disprezzo da parte della comunità o addirittura a ripercussioni legali, in base ad alcune leggi: in particolare, come scrive l’avvocato Luca Salvatore Pennisi, questa pratica può rientrare negli atti antigiuridici come la diffamazione, lo stalking il cyberbullismo oppure l’istigazione o l’aiuto al suicidio.
Combattere il body shaming richiede un approccio su più fronti. A livello individuale, è fondamentale lavorare sull’autostima e sull’accettazione di sé, cercando supporto professionale se necessario. Socialmente, è importante promuovere una cultura dell’inclusività e del rispetto per la diversità corporea, sia online che offline.
Inoltre, utilizzare i social media in modo consapevole, evitando di confrontarsi costantemente con gli standard irrealistici di bellezza che spesso vengono promossi, è un passo importante.
Secondo la dottoressa Jessica Baldin, psicologa presso il Centro di medicina di Vicenza, intervenuta a Radio Padova, le vittime devono consapevolizzare che non è colpa loro: “Non sono io che ho un problema ma sono gli altri, sono persone poco consapevoli, poco sensibili, spesso frustrate che hanno bisogno di impiegare il loro tempo per criticare e ferire gli altri. Non bisogna dare troppo peso ai social, bisogna ricavarsi delle parti di vita vera: uscire con gli amici, parlare con qualcuno. io consiglio sempre nei casi più gravi di rivolgersi a un professionista”.
Ultima modifica: 08/02/2024