Benedetta De Luca è una ragazza bella e vivace. Impegnata nel mondo della moda e della comunicazione si è da poco laureata in giurisprudenza per diventare avvocato dei disabili. E’ affetta dalla nascita da una rara malattia, l’agenesia del sacrodetta anche regressione caudale.
La sensualità
“La sensualità è innata, ce l’abbiamo tutti, basta soltanto capire quali sono i nostri punti di forza – racconta Benedetta De Luca – Se io so che non posso essere sensuale con una minigonna e un tacco 12 non è detto che non possa essere sensuale in tanti altri modi, innanzi tutto amandomi…la sensualità è una forma di amor proprio, se sono capace di amare me stessa inevitabilmente mi amerà anche il prossimo…ma la sensualità è racchiusa anche nella gestualità, nel profumo, nell’intelligenza soprattutto, saper affrontare la vita con il sorriso, con coraggio…non è soltanto le cose banali e scontate che tutti pensano…”
L’infanzia di Benedetta De Luca
“Perchè mi chiamo Benedetta? Non so, forse perchè dall’ecografia non si vedeva ancora che io fossi una ragazza disabile, mia mamma l’ha saputo quando mi hanno messo in braccio a lei…Benedetta nonostante tutto… nonostante io stessi morendo appena nata…sono venuta al mondo, tra mille difficoltà e quindi sono proprio una figlia benedetta! E poi perchè anche la figlia di Mina si chiama Benedetta…piaceva questo nome, negli anni ’80 si portava tanto…”
“Quando ero piccolo 18 volte son entrata in sala operatoria, 18 interventi che mi hanno reso la vita un pò più possibile perchè da piccolina tutti i medici mi davano per spacciata, non tutti, qualcuno ha creduto in me, nelle mie capacità…dicevano: lei non arriva alla pubertà, non arriva ai tre anni di vita, ho 30 anni e sono ancora qui…”
Benedetta De Luca e la discoteca di Lourdes
“Sono andata a Lourdes perchè ovviamente sono molto credente, ci credo nel Signore che mi ha aiutato tante volte non mi vergogno a dirlo perchè tante persone della mia età si nascondono un pò…però da brava discotecara quale sono andai a Lourdes con la mia famiglia e feci amicizia con un bel pò di militari che erano lì per una riunione; c’era un locale a Lourdes e andai a ballare, nulla di grave, però la mattina dopo ero a pregare alle cinque, alle sei del mattino”.
“Si può ballare in discoteca tranquillamente seduti – continua Benedetta De Luca – io lo faccio così e ho adottato questa scusa quando i ragazzi si approcciavano a me per conoscermi, vedono una bella ragazza…Dicevo che mi facevano male i piedi, il tacco 12…invece se la storia continuava come è stato con il mio ragazzo poi si spiega che non era tanto il tacco 12 ma era qualche problema logistico a fermarmi e a non poter ballare…Ho adottato questo modo di ballare, senza mai limitarmi, senza mai dire che non potevo andare in discoteca…ma chi lo dice…come se una persona non vedente non può andare al cinema…chi ce lo vieta? Ognuno è libero di fare quello che vuole nella vita…”
Il rossetto
“Mi piace prendermi cura di me stessa, quando posso cerco sempre di truccarmi, lo faccio per me…dalle unghie, dallo smalto, dal rossetto rosso…il rossetto rosso è per me l’ABC della vita. Sembrano cose frivole ma quando era in ospedale io mi truccavo, quando ero sola nel letto, mi truccavo per me stessa, mi guardavo allo specchio e dicevo che piano piano avrei ripreso la mia femminilità e la mia bellezza che chiaramente non è racchiusa soltanto in un trucco ma se mi fa sentire bene…perchè no? Il Make-up in quel momento era proprio una panacea per sentirmi normale e per ridarmi coraggio a riprendere la mia vita di sempre…”
Le Tompoma
“Io le chiamo le Tompomà…Renato mi perdonerà… non sono stampelle ma per me sono un vero e proprio accessorio glamour – spiega Benedetta De Luca – le prime che ho avuto erano tutte foderate leopardate, le portavo in giro come se fosse una borsa griffata, un vero e proprio accessorio alla moda. Queste hanno un rivestimento in legno, finto legno ovviamente…queste Tompoma, non sono stampelle, la gente mi ferma per vederle…ora ditemi, cosa hanno di brutto, di cupo, di malattia, queste sono proprio un accessorio glamour…”
“Per me le stampelle sono parte di me così come la mia carrozzina rosso fuoco che ho cercato di abbinare al rossetto, perchè se io avessi un accessorio triste è inevitabile che la gente pensi che la malattia, la disabilità è qualcosa di triste. A parte che queste sono molto più comode perchè mi fanno avere una postura più dritta e sono molto funzionali sotto questo aspetto, il rischio di cadere è molto meno, sono anche molto fashion, sono una mia debolezza…”
La televisione
“Ho partecipato a qualche trasmissione televisiva un pò per sfatare questo mito che disabilità è uguale a tristezza, quindi quando mi vedono in televisione noto che la disabilità passa in secondo piano…si torna nell’ambito della normalità, è un pò questo il mio messaggio forte, di far capire che la disabilità non è un limite, che è sofferenza ma non soltanto quella, che si può essere belle e femminili anche con una disabilità. Organizzo sfilate di moda con ragazzi disabili e non proprio per far capire che si può essere belle e femminili lo stesso…”
Un futuro da avvocato
“Mi sono laureata in giurisprudenza perchè credo tanto nei valori della giustizia, odio i soprusi, le cattiverie, soprattutto quando si parla di disabilità quando una persona ha poco senso civico…purtroppo la giustizia arriva solo fino ad un certo punto…quando manca proprio il cuore di una persona ci puoi fare poco…però parlandone uno può far capire che parcheggiare in un posto disabili non è proprio il massimo, che parcheggiare su una rampa per sedie a rotelle non è carino perchè magari uno rimane incastrato…io ci ho sempre creduto fin da piccolina, ho questo forte senso di giustizia, tanto lo avevo dentro – conclude Benedetta De Luca – che mi sono laureata in giurisprudenza e la tesi era ovviamente sui diritti delle persone con disabilità”.
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