Dalla cannabis all’ayahuasca il passo è breve, soprattutto dopo la recente bocciatura del Referendum sulla Cannabis che ha riacceso l’interesse generale per la materia. Ora invece tocca a un’altra sostanza essere al centro dell’attenzione, che non possiamo scientificamente definire droga dello sballo, ma che da poco è stata fortemente limitata anche in Italia. Tuttavia la sua è una storia millenaria, affonda le proprie radici nel Sud America e coinvolge anche diverse religioni.
Che cos’è l’ayahuasca e cosa fa?
Il significato del termine “ayahuasca” è “corda che collega il mondo dei vivi con il mondo degli spiriti”, o più semplicemente “la liana dei morti“. Si tratta di una parola di uso comune soprattutto in Perù e Bolivia, è di origine quechua e si riferisce sia alla sostanza che a una delle piante che la genera. La stessa sostanza ha una storia veramente antica, che coinvolge anche altri paesi, come Colombia, Ecuador, Brasile e Venezuela.
Si tratta di una sostanza così storica che esiste anche una leggenda secondo cui sarebbe magica, poiché le piante utili per la sua produzione sarebbero nate dalla tomba di due sposi, un uomo del cielo e una donna della terra, che promisero di aiutare l’umanità a guarire. E forse è anche da questo mito che, nella realtà, a questa sostanza sono state attribuite caratteristiche terapeutiche.
In base alle nazioni elencate precedentemente, possiamo inoltre intuire che l’ayahuasca fa parte della cultura amazzonica, può essere descritta come un decotto preparato da sciamani indigeni basato sulla cottura di due piante, la corteccia della liana Ayahuasca (Banisteriopsis caapi) e le foglie di Chacruna (Psychotria viridis o o Diplopterys cabrerana). In questa cultura, le piante sopracitate sono utilizzate in campo curativo.
Da queste piante sono estratte l’armalina, l’armina e la dimetiltriptamina (DMT), che appunto sono presenti all’interno dell’ayahuasca. Il dettaglio interessante riguarda proprio alcuni dei principi attivi contenuti nella sostanza, in quanto sono presenti anche nel nostro cervello, come la DMT, prodotta dalla ghiandola pineale durante la fase REM del sonno.
A seguito della cottura delle piante, otteniamo appunto l’ayahuasca, che si presenta come una sostanza liquida che può essere ingerita come una bevanda. Principalmente viene utilizzata nelle cerimonie religiosi di alcuni culti, come il Santo Daime (fondato negli anni Trenta), il Barquinha (che si separò dal Santo Daime nel 1945) e l’Uniao do Vegetal (fondato nel 1961).
Inoltre, nel corso degli anni alcuni sciamani avrebbero introdotto delle varianti alla cottura del preparato, aggiungendo Mapacho (tabacco naturale) o foglie di coca, tanto da far cambiare il nome alla sostanza in base al Paese di provenienza: abbiamo il Caapi in Brasile, lo Yage in Colombia e la Natema in Ecuador; addirittura in alcune zone dell’Amazzonia esisterebbe la variante Abuela. In generale, si conterebbero 700 diverse tipologie di cottura della sostanza.
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Cosa si prova: gli effetti dell’ayahuasca
Esistono diverse ricerche scientifiche che sottolineano i benefici dati dall’assunzione della sostanza. In particolare, secondo gli esperti, l’ayahuasca aiutarebbe a combattere la depressione farmacoresistente, l’ansia, il disturbo da stress post-traumatico, il morbo di Parkinson, le dipendenze, la schizofrenia, la sindrome da deficit di attenzione e iperattività.
D’altro canto però, avrebbe anche effetti negativi, in quanto provocherebbe visioni, espansioni di coscienza e iper-connessioni con il mondo circostante. Dunque, con il fatto che agisce sulla mente, viene considerata una droga. In linea generale, gli effetti presentano la propria massima intensità dopo 1 ora e mezza o 2 ore dall’assunzione della sostanza e, in base ad alcune testimoniane, sono stati individuati le seguenti reazioni psichiche:
- allucinazioni visivi e uditive;
- sensazione di trovarsi in altre dimensioni;
- visione di forme geometriche e colori brillanti.
Invece tra gli effetti fisici troviamo:
- vomito;
- diarrea;
- vampate di calore;
- tachicardia;
- ipertensione.
Ci sono comunque dei rischi maggiori per alcune categorie di persone, come chi presenta dei disturbi cardiocircolatori o espressioni epilettiche, tanto per esempio da poter far scattare degli attacchi di panico.
A spiegare meglio il funzionamento di questa pianta è Tania Re, psicoterapeuta e consigliera dell’Associazione Luca Coscioni, in un servizio de Le Iene condotto assieme a Joe Bastianich: “L’uso di queste piante consente di avere accesso a quello che Jung chiamava inconscio collettivo: una specie di archivio a cui, in uno stato ordinario, una parte di realtà cui non abbiamo accesso, ma che l’uso di queste piante rende accessibile, con visioni simili a quelle che abbiamo nell’attività onirica”.
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L’ayahuasca è legale in Italia e nel mondo?
Nel campo delle droghe, l’Italia pone parecchi vincoli, tanto da essere considerato un Paese fortemente proibizionista. Basti pensare che, anche solo per studiare la cannabis, i ricercatori possono incappare di fronte a numerose e contorte lungaggini burocratiche.
Perciò non è una sorpresa che anche l’ayahuasca non sia legale nel Bel Paese, seppur si tratta di una novità abbastanza recente. Il bando della bevanda è stata infatti decisa da un decreto del Ministero della Salute datato 23 febbraio 2022, con successiva pubblicazione in Gazzetta Ufficiale il 14 marzo. In pratica, l’ayahuasca è stata inserita nella tabella I delle sostanze stupefacenti del Testo Unico sulle droghe, così come Banisteriopsis caapi, Psychotria viridis, armina e armalina.
In base alla legge italiana dunque, la coltivazione, la detenzione, la cessazione o l’estrazione dei principi attivi legati a questa sostanza possono essere puniti con una condanna dai 6 ai 20 anni di carcere. Una decisione presa, come specifica il decreto, a seguito di 5 segnalazioni raccolte tra il dicembre 2019 e il novembre 2021 dall’Unità di Coordinamento del Sistema Nazionale di Allerta Precoce del Dipartimento Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri, a cui sono stati aggiunti 2 casi di intossicazione correlati all’assunzione di armina nel 2011 e nel 2018.
Come nel caso della cannabis, anche nelle altre nazioni del mondo si sta decidendo quale normativa adottare in funzione di questa sostanza. In Brasile, ad esempio, è legale dal 1986 per scopi religiosi, mentre in Spagna a essere illegale è il DMT, ma non il decotto. Invece la Francia, come l’Italia, la proibisce, così come le sue componenti.
Infine un capitolo a parte lo meritano gli Stati Uniti d’America, dove la DMT è illegale per legge – è inclusa nella Schedule I drug nel Controlled Substances Act e nell’elenco delle sostanze poste sotto il controllo dell’International Narcotis Control Board -, ma presente alcune eccezioni: nel 2006 la Corte Suprema ha permesso all’Uniao do Vegetal di ricorrere all’ayahuasca per motivi religiosi; nel 2019 Oakland ne ha depenalizzato l’uso, così come nel 2020 la città di Santa Cruz in California.
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