L’Autismo è l’argomento del giorno. Certo, oggi è la Giornata mondiale per la consapevolezza sull’autismo 2019, ma la parola – assieme ad Asperger – è spesso e non volentieri al centro delle cronache italiane. Ultimamente non solo per la questione dei vaccini e dei novax, ma anche per esternazioni di diversi personaggi pubblici, che mettono in campo queste condizioni in toni denigratori.
Uno scherno di cui, ad esempio, è già stata vittima Greta Thunberg. E che non inquadra solo i personaggi noti al grande pubblico, ma che confluisce anche nelle nostre vite quotidiane. Basti pensare alle sfaccettature di espressioni colloquiali come “Avere un disagio autistico” o “Oggi sono un po’ autistico”. Tutte usate principalmente per schernire il nostro incedere improvviso nei ragionamenti, nel linguaggio e nei movimenti. Diventando, di fatto, una derisione indiretta verso l’autismo.
Ecco, questo non va bene. Perché così si esprime una cultura che vede nella disabilità un errore o, addirittura, un limite da usare come esempio per farsi quattro risate. Un contesto che tende ancor di più a contrastare – anche volontariamente – l’integrazione sociale di persone che, già di per sé, vengono spesso tagliate fuori dalla società
La risposta è semplice: smettiamola di pensare all’Autismo come a una condizione puramente invalidante. Per farlo, bisogna studiare a approfondire cos’è l’autismo, l’asperger, lo spettro autistico e via discorrendo. Ed è un discorso che può essere allargato a ogni tipo di disabilità, e che riguarda tutti. Migliorare il nostro approccio con la cultura, ci permette di ampliare il senso di integrazione e inclusione sociale. E, quindi, accettare ed esaltare la disabilità con i suoi tratti positivi. Quelle stesse differenze che, in quanto tali, vanno elogiate, e non mercificate.
Una consapevolezza positiva che arriva anche dalla Giornata mondiale sull’autismo e dal suo colore caratteristico, il blu. Come fosse l’alfabeto, conoscere l’Autismo permette di migliorare la nostra empatia nei confronti del prossimo. Capire, in sostanza, se si sta dicendo o facendo qualcosa di discriminatorio nei confronti di una persona con autismo.
E questo discorso vale anche chi porta con sé questa condizione per tutta la vita. Bisogna combattere contro chi tenta di dissacrare così facilmente l’Autismo, lottare per emancipare la propria connotazione umana. Non solo il 2 aprile, ma tutti i giorni. Perché è da chi porta con sé la disabilità che può (e deve) nascere la Disabilità Positiva.
Per chiosare su questo argomento, può tornare utile la lezione di vita che Leone il cane fifone riceve da un pesce in una vasca: “Non esiste la perfezione. Tu sei bello così come sei, Leone. Con tutte le tue imperfezioni, puoi fare qualsiasi cosa”. Imperfezioni da difendere con lungimiranza consapevolezza e umanità.