I casi Covid sono in crescita. Complice l’abbassamento delle temperature, si nota una crescita diffusa un po’ in tutta Italia. Ad ogni modo, l’aumento casi Covid non è preoccupante: se è vero che i contagi crescono, è vero anche non c’è alcuna emergenza ospedaliera e che la situazione delle terapie intensive è sostanzialmente in pieno controllo.
I segni clinici rimangono costanti, includendo elevata temperatura corporea, cefalea, affaticamento e vari gradi di difficoltà respiratoria. L’incremento dei ricoveri rappresenta un piccolo campanello d’allarme che sottolinea la crescita dei contagi, confermata dai dati settimanali resi noti dalla Protezione Civile e dall’Istituto Superiore di Sanità.
Nella settimana compresa tra giovedì 31 agosto e mercoledì 6 settembre, sono stati registrati 21.316 casi positivi al coronavirus, il che rappresenta un aumento del 43% rispetto alla settimana precedente.
Aumento casi Covid: cosa dicono i medici
Gli specialisti e i medici non mostrano preoccupazione per quanto riguarda i ricoveri. L’ampia copertura vaccinale della popolazione garantisce una notevole riduzione delle forme più gravi della malattia, le quali potrebbero condurre al decesso. Marco Rizzi, il direttore del reparto di malattie infettive dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, ha dichiarato: “Sebbene vi sia una maggiore diffusione del virus, l’incidenza di casi gravi è limitata. Non registriamo decessi per COVID-19 da molti mesi e non abbiamo riscontrato problemi di resistenza al vaccino nelle varianti attualmente circolanti”.
L’attuale scenario epidemiologico nelle diverse regioni italiane presenta una tendenza al rialzo, sebbene in misura nettamente inferiore rispetto alle fasi più critiche della pandemia. Allo stato attuale, la Sardegna registra l’incidenza più elevata, con 52,5 casi ogni 100.000 abitanti, seguita dal Veneto con 48,8 casi per la stessa quota di popolazione e dal Lazio con 39,7 casi. Al contrario, la Basilicata presenta l’incidenza più bassa, con soli 8,4 casi ogni 100.000 abitanti. È importante sottolineare che l’incremento dell’incidenza riguarda principalmente la fascia di età superiore ai 90 anni, richiedendo particolare attenzione in questa categoria di individui.
Quali sono le varianti di Covid attuali
Al monento, in questa fase di aumento casi Covid, c’è una variante che ad ogni modo preoccupa (in una minima parte) la sanità italiana e internazionale. L’hanno chiamata Eris, come la dea greca della discordia. Sta monopolizzando i contagi in Italia: il 41,9% dei contagiati in Italia, è riconducibile a questa variante e alle sue mutazioni. Il nome scientifico è EG.5, una variante di Omicron che aveva fatto la sua comparsa all’inizio dell’anno e che molto probabilmente è destinata a diventare la variante dominante della fine del 2023.
Questi i risultati delle indagini condotte dall’Istituto Superiore di Sanità in collaborazione con il ministero della Salute e con il supporto della Fondazione Bruno Kessler, le Regioni e le PPAA (Province Autonome). I dati italiani sembrano essere in sintonia con quelli esteri (Europa, Stati Uniti e Asia 7,8), dove EG.5 si sta espandendo in modo cospicuo perché gli anticorpi presenti nella popolazione vaccinata non sembrano essere così efficaci.
Le altre varianti in circolazione nel nostro paese sono XBB.1.16, detta Arturo, (16,5%), XBB.1.5 (Kraken) e XBB.2.3. Molto più contenuta e gestibile la variante CH.1.1, cosiddetta Orthrus.
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Cosa dicono gli studi
La scoperta di una specifica mutazione (denominata F456L) all’interno della proteina Spike del virus ha evidenziato un effetto significativo. Questa mutazione sembra conferire a EG.5 una maggiore capacità di eludere le difese immunitarie, che possono essere state generate in risposta a infezioni precedenti o a vaccini.
Uno degli esperti coinvolti nella ricerca sottolinea l’importanza di continuare a sorvegliare attentamente la diffusione di queste varianti del virus. Questo monitoraggio dell’aumento dei casi Covid costante è fondamentale per orientare le strategie preventive future. La comprensione delle mutazioni e delle loro implicazioni è cruciale per affrontare la pandemia in corso.
Per quanto riguarda la sintomatologia, sembrano prevalere i classici disturbi alle vie respiratorie. Mal di gola, tosse, raffreddore, mal di testa, voce rauca e i consueti dolori muscolari delle altre varianti. In questa variante, non sembra esserci la perdita di gusto. L’unico campanello d’allarme è scattato sulla capacità di provocare infezioni ai polmoni. Una ricerca pubblicata sulla piattaforma bioRxiv, condotta dall’università di Tokyo, ha fatto esperimenti sui criceti e ha visto che EG. 5 può agire in modo severo nei polmoni.
Aumento casi Covid: quali sono le attuali regole
L’ultima circolare del Ministero della Salute ha confermato lo stop all’isolamento dei casi Covid e raccomandazioni più semplici e chiare per la loro gestione. Quindi, ad oggi, non esiste isolamento per le persone positive a Sars-CoV-2.
La circolare afferma che in caso di tampone positivo è “consigliato indossare un dispositivo di protezione delle vie respiratorie (mascherina chirurgica o Ffp2), se si entra in contatto con altre persone. Se si è sintomatici, rimanere a casa fino al termine dei sintomi. Applicare una corretta igiene delle mani. Evitare ambienti affollati”.
Per i casi di contatto con le persone contagiate da Covid, la legge non prevede restrizioni. Invita al buon senso e al prestare attenzione all’eventuale comparsa di sintomi suggestivi di Covid-19 (febbre, tosse, mal di gola, stanchezza) nei giorni successivi al contatto. Ad ogni modo, per precauzione, l’ordinanza consiglia di evitare il contatto con persone fragili, immunodepressi e donne in gravidanza.
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(fonti articolo: Il Post, Istituto Superiore di Sanità, Il Corriere della Sera)