Alle Paralimpiadi di Parigi 2024 (qui la guida completa), gli atleti con disabilità mentale, intellettiva e relazionale saranno sottorappresentati. Non è una novità, ma da diverse edizioni i Giochi paralimpici non contano un altissimo numero di atleti con queste tipologie di disabilità. Ad esempio a Parigi li troveremo in gara solo nelle discipline dell’atletica, del tennis tavolo e del nuoto.
Ma come mai ci sono così pochi partecipanti? La risposta è da cercare nel passato, quando uno scandalo sportivo riguardante la Spagna portò il Comitato Paralimpico Internazionale (IPC) a escludere per qualche tempo gli atleti con queste disabilità. Nonostante ciò, oggi esistono competizioni internazionali che permettono esclusivamente a questi atleti di gareggiare e vincere medaglie.
Perché gli atleti con disabilità mentale sono così pochi ai Giochi paralimpici?
Alle Paralimpiadi di Atlanta 1996, organizzate dal 16 al 25 agosto, parteciparono 3.259 atleti da 104 paesi: ben 56 atleti avevano una disabilità intellettiva e gareggiavano in eventi quali atletica e nuoto. Fu un intrigante quanto fondamentale passo in avanti per i Giochi, in quanto piano piano poneva le basi per la creazione di una rivoluzione culturale e sportiva, che oggi sarebbe potuta essere compiuta se non fosse per quanto accaduto quattro anni dopo.
Alle Paralimpiadi di Sydney 2000 ebbe luogo un enorme scandalo sportivo. In quell’edizione la Spagna vinse la medaglia d’oro nel basket con disabilità intellettive, ma poco tempo dopo la fine dei Giochi venne fuori un’amara verità: ben 10 su 12 giocatori della Nazionale spagnola avevano finto di avere una disabilità.
A svelare questo imbroglio fu Carlos Ribagorda, un giornalista sotto copertura che si infiltrò nella squadra come giocatore e rivelò tutti i dettagli della truffa alla rivista economica spagnola Capital: spiegò ad esempio che i colleghi senza disabilità intellettiva non furono sottoposti ad alcun test medico o psicologico per verificare la loro idoneità. Dopo gli accertamenti del caso, alla squadra spagnola venne ordinato di restituire le medaglie d’oro ottenute in finale contro la Russia, battuta per 87-63.
La scoperta dello scandalo causò numerose conseguenze. Thomas Reinecke, l’allora numero uno dell’IPC, il Comitato Paralimpico Internazionale, affermò che le medaglie d’oro non sarebbero state riassegnate, in quanto la seconda classificata, la Russia, non riuscì a fornire prove circa l’idoneità della propria squadra.
In base a quanto riporta Redattore Sociale, questo scandalo coinvolse anche diversi intrighi economici: da una parte gli sponsor, sempre in cerca di risultati, dall’altra i finanziamenti dati dagli organi internazionali alle federazioni nazionali al fine di migliorare i risultati sportivi.
Ovviamente, si aprì un caso giudiziario, che si concluse dopo 13 lunghi anni: nell’ottobre 2013 l’ex capo della federazione spagnola Fernando Martin Vincente fu condannato per frode, ricevette una multa di 5mila euro e dovette restituire i 140mila euro ricevuti dai sussidi governativi per le attività sportive paralimpiche.
Infine l’IPC prese una decisione drastica e impopolare: escluse gli atleti con disabilità intellettiva e relazionale dai Giochi paralimpici, almeno fin quando non fosse stato possibile creare classificazioni funzionali capaci di evitare frodi di questo tipo.
La messa al bando durò per 12 anni. Dopo l’esclusione alle Paralimpiadi Atene 2004 e Pechino 2008, gli atleti con disabilità intellettiva furono reintrodotti alle Paralimpiadi di Londra 2012, a fronte di regole molto più stringenti per partecipare ai Giochi.
La regolamentazione fu demandata all’INAS, la Federazione internazionale degli sport per atleti con una disabilità intellettuale, le cui norme disciplinano che da una parte si valuta la diagnosi della disabilità intellettiva in base ai criteri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, dall’altra come la tale disabilità intellettiva influisca le prestazioni dell’atleta nella disciplina sportiva.
In Italia le regole sono addirittura più stringenti, in quanto richiedono anche il possesso del certificato di “idoneità allo sport agonistico adattato ad atleti disabili” e per gli atleti con Sindrome di Down serve anche la valutazione della mappa cromosomica e il certificato medico che attesti la presenza di instabilità atlanto-assiale.
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Non solo Paralimpiadi: dove gareggiano gli atleti con disabilità mentale?
Al di là delle Paralimpiadi, gli atleti con disabilità intellettiva e relazionale godono di altre competizioni internazionali dove gareggiare. Ad esempio, dal 2016 sono stati creati i Trisome Games, Giochi dedicate esclusivamente agli atleti con Sindrome di Down. La prima edizione, che fu organizzata a Firenze tra il 15 e il 22 luglio, ospitò 36 paesi da tutto il mondo che dovettero competere in 9 discipline (nuoto, atletica, tennis, sincro, judo, calcio a 5, ginnastica ritmica, ginnastica artistica e tennis tavolo).
Infine ci sono gli Special Olympics, evento sportivo dedicato a persone con disabilità intellettiva, creati il 29 marzo 1968 inizialmente come Giochi “olimpici” per bambini con tali condizioni, che si sfidarono in salto in lungo, lancio di softball, nuoto di 25 yards, nuoto di 100 yards, salto in alto, trattino di 50 yards e pallanuoto.
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