Le Paralimpiadi di Tokyo 2020 (qui il programma completo) garantiscono dei premi in denaro all’atleta paralimpico che conquista una delle medaglie in palio. Le somme però variano da paese a paese, in base a quanto stabilito dal comitato paralimpico locale. Quali sono i ‘montepremi’ che il CIP (Comitato Paralimpico Italiano) assicura agli atleti paralimpici italiani?
Tokyo 2020: l’atleta paralimpico guadagna meno di quello olimpico?
In base ad alcune informazioni che circolano online, l’atleta paralimpico italiano guadagna diverse cifre in base alla medaglia conquistata alle Paralimpiadi di Tokyo 2020:
- MEDAGLIA D’ORO: 75mila euro;
- MEDAGLIA D’ARGENTO: 40mila;
- MEDAGLIA DI BRONZO: 25mila.
A questi premi poi andrebbero aggiunti alcuni assegni mensili:
- Ben 1.000 euro per 4 anni a chi vince l’oro;
- Una cifra variabile per tutti gli atleti paralimpici (totale nel 2021: 885mila euro).
Tuttavia queste informazioni sono state raccolte da varie testate giornalistiche, le quali non riportano documenti o note stampa del CIP. Noi di Ability Channel siamo in contatto con l’Ufficio Stampa del Comitato per farci confermare tali cifre. Nel caso in cui venissero convalidate, significherebbe che gli atleti paralimpici guadagnerebbero meno degli atleti olimpici, in quanto per i campioni delle Olimpiadi di Tokyo 2020 i premi ammontano a 180mila euro per l’oro, 90mila euro per l’argento e 60mila euro per il bronzo: più del doppio delle cifre previste per un atleta paralimpico.
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Riforma dello Sport 2020: come cambia la vita dell’atleta paralimpico
Nonostante sembrerebbe che non vi sia equiparazione dei premi in denaro tra atleta paralimpico e olimpico ai Giochi di Tokyo 2020, va detto che nel 2020 in Italia è stata approvata una Riforma dello Sport che promette di cambiare da quest’anno la dimensione degli atleti paralimpici italiani su vari fronti, tra cui:
- “equiparare il trattamento economico degli atleti paralimpici, in forza ai gruppi sportivi militari, a quello degli atleti normodotati”;
- “offrire la stessa opportunità lavorativa al termine della carriera agonistica, consentendo loro di scegliere se congedarsi o prendere servizio”.