Quello dell’assistente sessuale terapista del sesso per persone disabili è un grande tema di discussione che pone infiniti problemi e domande, riproposte nel film “The Sessions” distribuite in Italia dalla 20th Century Fox.
Assistente sessuale, le emozioni
L’assistente sessuale, uomo o donna, aiuta a raggiungere un po’ di piacere altri uomini e altre donne imprigionati da disabilità fisiche e mentali. Siamo in un territorio sconfinato da percorrere con le stampelle o da contemplare dall’immobilità della tetraplegia.
Siamo in un posto che può essere buio e senza suoni, dove nessuno è riuscito a spiegarti cos’è il desiderio o il dolore sessuale, un’onda violenta e inaspettata che ti sommerge senza ragioni apparenti. Siamo in un posto dove la nostalgia può essere lancinante, dove corpi che hanno conosciuto le carezze e gli orgasmi ora vengono toccati solo per essere girati, puliti, medicati.
Persone che non hanno mai sentito il calore di un altro corpo sulla pelle, ma possono immaginarlo e hanno desiderio e paura di provarlo.
E la mente ricorda tutto…
“The sessions”, il film
Tutto questo è rappresentato nel film “The Sessions”, film che racconta la storia americana di una partner surrogata, che uscirà in Italia il 14 febbraio 2013. Il film è ispirato alla storia vera del giornalista e poeta californiano Mark O’Brien, morto nel 1999.
Racconta la vicenda di un uomo costretto a passare la maggior parte del suo tempo in un polmone d’ acciaio, che a 38 anni decide di provare per la prima volta nella sua vita l’ esperienza sessuale. Lo confida al sacerdote, che solitamente è il suo consigliere spirituale. Questi comprende che il desiderio è legittimo e, assieme a dei terapeuti specializzati, gli permette di sottoporsi a delle “sessioni”, con un’assistente sessuale professionista, che lo inizia con delicatezza al piacere fisico per lui sconosciuto.
Il ruolo dell’assistente sessuale negli altri paesi
In Germania, Olanda e Scandinavia, l’assistenza sessuale è un fatto acquisito, un aiuto a ragionare meglio sul tabù dell’amore, fisico e sentimentale, che accompagna l’esistenza dei disabili.
Naturalmente in Italia non è al momento nemmeno lontanamente concepibile una figura professionale che si avvicini all’ impeccabile terapista interpretata in “The Sessions” dalla cinquantenne Helen Hunt. Esiste anche poca pubblicistica in merito e, nella maggior parte dei convegni dedicati alla disabilità, il “tema del sesso” è sempre mascherato o trattato con pudicizia ottocentesca, inserito in un’ampissima sfera psico affettiva, ma non dando mai alla fine risposte concrete su come debba comportarsi la famiglia di una persona disabile di fronte a questo problema.
Famiglia e assistente sessuale
Nella mente di un padre o di una madre, i figli disabili rischiano di venire congelati in un’infanzia protratta che non contempla la sessualità. L’affiorare degli istinti più naturali, e non colpiti dalla malattia, è visto con preoccupazione se non con orrore.
Può anche succedere che, per tamponare le emergenze, genitori ed educatori intervengono personalmente con carezze che rasentano l’incesto e creano danni irreparabili. Ma c’è anche il problema degli abusi che si sono verificati in molti istituti.
Clienti o pazienti?
Parlando di assistente sessuale non parliamo di prostituzione, anche se si chiamano clienti e non pazienti.
Esiste una differenza fra prostituzione tradizionale ed assistenza sessuale che, per preservare le sue connotazioni etiche e solidaristiche, non deve essere un’attività prevalente. La missione auspicabile, non è solo quella di offrire un interludio dei sensi, ma anche quella di avviare ad una qualsiasi forma di autonomia sessuale.
Assistenza domiciliare
Il paradosso dei molti disabili italiani che oggi combattono per vedersi riconosciuta una minima assistenza domiciliare sembra ancor più abnorme considerando che in Olanda, in certi casi, i servizi resi dall’assistente sessuale sono persino rimborsati dall’Ente per la Sicurezza Sociale. Chiaramente fino a che l’assistente del disabile sarà paragonata a una prostituta e non ad una terapista il problema resterà impantanato nella nostra proverbiale reticenza ad affrontare, con laica serenità, l’argomento della prestazione sessuale a pagamento, soprattutto per chi non abbia altra maniera per vivere autonomamente questa legittima esperienza.
Assistente sessuale, il desiderio dell’altro
La cosa importante è intuire il desiderio dell’altro. Non sarà semplice, soprattutto nei casi di handicap mentale grave, ma è più facile che con i clienti con handicap fisico, che si possono innamorare. Per gli uomini disabili l’incontro è un momento di sfogo, per le donne è differente. Sono più romantiche, desiderano la relazione. Perché le donne disabili sono diverse, anzi uguali, a me, a tutte noi.
Il sesso è un atto normale, imperfetto, improvvisato. Si spera sempre di non essere umiliati, di essere trattati con gentilezza, di dare e ricevere piacere. Spesso non sappiamo come comportarci a letto, serve un approccio sano al sesso: non ci sono regole né norme, meglio dire al partner o assistente sessuale cosa piace e cosa non piace.