“Non è forte chi non cade, ma chi cadendo riesce ad alzarsi”: è questo il motto di Asia Pellizzari, una delle arciere azzurre del tiro con l’arco paralimpico, nella specialità Compound, volata alla volta delle Paralimpiadi di Tokyo 2020 con l’obiettivo di conquistare una medaglia. Scopriamo la sua storia.
Asia Pellizzari: “Per me la carrozzina è libertà e autonomia”
Asia Pellizzari è nata a Riva del Garda (TN) il 20 ottobre 2001. A 11 mesi è stata vittima di un incidente automobilistico, con la sua famiglia d’origine, che le ha procurato una tetraplegia, in particolare una lesione C7-T1 trasversale e completa con compromissione agli arti superiori (soprattutto del mano destra).
Una condizione che comunque non ha fermato il suo amore per la vita, come dimostra la stessa atleta paralimpica in una recente intervista in onda su RAIPLAY (la cui realizzazione è stata affidata al team di Ability Channel e voluta dal CIP): “Il mio essere vista dagli altri disabili mi fa sentire me stessa, per me la carrozzina è libertà, mi fa essere indipendente e quindi autonoma”.
Tuttavia, quand’è diventata più grande, Asia ha compreso di avere a che fare con un mondo che non ti permette di fare qualsiasi cosa, ma che ha comunque un ventaglio di possibilità importante, “come lo sport. Ho iniziato a tirare con l’arco grazie alla fisiatra di Milano per rafforzare le spalle” e da lì “ho raggiunto obiettivi sorprendenti che non avrei mai pensato di raggiungere”. Gli ingredienti perfetti? “Concentrazione, precisione e passione”.
Durante l’intervista Asia Pellizzari si mostra solare e determinata. I genitori, Carla e Giovanni Pellizzari, la descrivono proprio così, una “ragazzina molto serena e anche felice di sé”. E in merito alla sua disabilità, ritengono che “il limite lo creiamo noi o ce lo creano gli altri, ma le difficoltà si possono superare”. Infine, il suo coach, Ezio Luvisetto, parla di “una storia che ci ha portato a costruire un’amicizia, una stima e un rispetto che continua tutt’ora: è veramente emozionante raccontarlo”.
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