L'artrosi è una malattia reumatica cronica che si caratterizza per lesioni degenerative delle cartilagini articolari.
L’artrosi è una malattia reumatica cronica che si caratterizza per lesioni degenerative delle cartilagini articolari. La patologia può coinvolgere anche l’intera articolazione, l’osso subcondrale, la membrana sinoviale, i legamenti, la capsula e i muscoli peri-articolari.
Senza dubbio, l’artrosi è una delle malattie degenerative più comuni dell’apparato muscolare scheletrico. In America, 15 persone su 100 sono affette da patologie che vengono associate all’artrosi (in Italia invece la statistica individua 12 persone su 100). Solitamente, la malattia compare con il progredire dell’età e colpisce di più le donne rispetto agli uomini.
L’artrosi è una malattia che non distingue fra bianchi e neri (colpiti allo stesso modo) ma colpisce le persone con qualche chilo di troppo. Le persone in sovrappeso (e anche gli obesi) corrono un rischio maggiore di sviluppare una forma di artrosi. Le prime manifestazioni dell’artrosi sono la comparsa del dolore e una limitazione funzionale.
Inizialmente il dolore inizia in maniera insidiosa ed è localizzato alle articolazioni coinvolte. Questo dolore viene definito come come “meccanico”. Durante le ore notturne il dolore scompare (a differenza dell’artrite), poi ricompare appena svegli. Al dolore mattutino si associa anche una rigidità dell’arto (che può durare anche una ventina di minuti).
A seconda dello stadio della malattia, le limitazioni di movimento possono essere più o meno invalidanti. Nelle fasi iniziali, la situazione è reversibile: nello stadio avanzato invece continuano a comparire deformità articolari. La malattia comunque insorge in modo graduale e può variare a seconda della fase in cui si trova il paziente. In fase avanzata il dolore inizia a comparire anche a riposo e può variare a seconda dei cambiamenti meteorologici.
Di seguito l’elenco dei sintomi dell’artrosi:
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I sintomi possono variare a seconda della parte interessata. Se l’artrosi colpisce la colonna vertebrale, gli effetti immediati sono sulla zona lombare e cervicale. Il sintomo più frequente dell’artrosi lombare è il mal di schiena (lombalgia) e col passare degli anni, la patologia può diventare più invalidante. L’eccessivo peso corporeo può contribuire a peggiorare la sintomatologia.
In caso di artrosi cervicale, il dolore si associa alla formazione di osteofiti (crescenze patologiche del tessuto osseo forma di becco o di cresta) che provocano la compressione delle radici e dei nervi spinali. I sintomi tipici dell’artrosi cervicale sono dolore, formicolio e intorpidimento di braccia e spalle.
Anche l’artrosi all’anca (detta coxartrosi) è una patologia abbastanza invalidante. In generale può impedire alle persone anche azioni quotidiane come allacciarsi le scarpe. Nei casi più gravi, il dolore può coinvolgere anche l’inguine e l’interno coscia.
Tipicamente femminile invece è l’artrosi del ginocchio (gonartrosi): i sintomi che compaiono con l’avanzare dell’età sono dolore, gonfiore, e rigidità. Se non viene curata per tempo, può portare a disabilità e asimmetria delle ginocchia (varismo).
Una delle artrosi più comuni è quella delle mani, che nella maggior parte dei casi determina una deviazione laterale dell’ultima falange (col passare degli anni, può coinvolgere anche altre dita). In questo caso, gli studi hanno evidenziato l’importanza del fattore genetico: ad esserne colpite infatti, sono per lo più le donne al termine della menopausa.
Meno frequente (ma comunque invalidante) è l’artrosi del piede: prima compare come una semplice infiammazione della borsa sinoviale che protegge l’articolazione (borsite). In seguito può diventare un problema più serio che può sfociare nel deterioramento dell’articolazione.
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L’artrite è causata dalla degenerazione della cartilagine, una struttura che riveste le articolazioni e che contribuisce alla distribuzione del carico meccanico. Inoltre aiuta a diminuire l’attrito nella fase di movimento e consente all’articolazione di contrastare efficacemente i traumi da carico.
I fattori che possono determinare l’insorgenza di artrosi sono molteplici: età, sesso, fattori meccanici, fattori genetici e malattie endocrino-metaboliche. L’età è senza dubbio uno dei fattori più rilevanti. Anche il metabolismo tissutale, la differente massa corporea e la genetica possono svolgere un ruolo rilevante nel decorso della malattia. L’attività sportiva agonistica (calcio, tennis, tuffi) può avere un ruolo critico nell’insorgere di forme di artrosi (alle mani per i tennisti, ai piedi per i calciatori).
Diagnosticare l’artrosi non è semplice. La ricerca scientifica sta studiando alcuni bio-marcatori, ma attualmente non c’è alcuna evidenza. Solo la radiografia convenzionale è in grado di mostrare alcune caratteristiche: riduzione della rima articolare, sclerosi dell’osso subcondrale e presenza di osteofiti, presenza di cisti subcondrali.
A supporto della radiografia può intervenire la risonanza magnetica, che consente di rilevare anche una fase iniziale della patologia. Ad ogni modo, la scelta di effettuare l’esame spetta esclusivamente al medico (dopo aver analizzato il quadro clinico). Gli esami di laboratorio forniscono un apporto utile nel caso di osteoartrosi e sono fondamentali per escludere patologie come l’artrite reumatoide.
Attualmente non esiste un farmaco o una terapia in grado di contrastare in maniera definitiva il progredire dell’artrosi. L’approccio medico è mirato sostanzialmente al cambiamento dello stile di vita.
Uno stile di vita attivo e una dieta mirata contribuiscono a far recuperare un po’ di smalto fisico a ginocchia, anca e caviglie. La sedentarietà infatti è una delle cause della perdita del tono muscolare, che ha dirette conseguenze sulla stabilità e sulla funzionalità delle articolazioni.
Le patologie che compaiono con l’avanzare dell’età (diabete, iperuricemia, dislipidemia, insufficienza venosa) influiscono sul quadro clinico e possono vanificare gli effetti di alcune terapie. Nel caso in cui le terapie di questo genere non funzionino, i medici possono prescrivere farmaci analgesici (paracetamolo), farmaci antiinfiammatori non steroidei (Fans) e inibitori selettivi della ciclossigenasi-2 (COX2 inibitori).
Nei casi più gravi, il medico ha il dovere di migliorare la qualità della vita in ottica intervento e può scegliere di: prescrivere attività fisioterapica e riabilitazione motoria funzionale e assumere farmaci per un breve periodo. L’agopuntura e i farmaci a base di di glucosamina e condroitina solfato, ad oggi, non hanno dato i risultati sperati.
Ultima modifica: 15/03/2021