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Aveva solo nove anni quando ebbe la “grande visione”. Era un bambino come tanti che correva libero nelle praterie del North Dakota. Un giorno incontrò lo spirito guida dell’universo e vide un grande albero, simbolo della vita terrestre e del popolo Lakota, una delle tribù della fiera ed orgogliosa nazione Sioux. Così Hehaka Sapa, più conosciuto con il nome di Alce nero, raccontava il suo incontro con il mondo magico della sua tribù.
Tre anni più tardi, quando il bambino che correva nelle praterie comincia a diventare un giovane guerriero, partecipò a quella memorabile battaglia del Little Big Horn dove gli indiani Soiux,
Cheyenne ed Arapaho, guidati dal leggendario Toro Seduto, inflissero una clamorosa sconfitta al 7° cavalleria dell’esercito americano guidato dal colonnello George Armstrong Custer. Era il 25
giugno del 1876.
Alce Nero non era solo un guerriero, era anche considerato un uomo di medicina e guida spirituale degli Oglala Sioux. Era uno degli ultimi Heyoka!
Ma oramai l’epopea delle guerre indiane volgeva al termine: nel 1887 una missione gesuita si era stabilita nella riserva indiana. I padri Gesuiti avevano compreso gli aspetti comuni alle due religioni, quella Lakota e quella Cattolica, e li avevano valorizzati nella loro opera di evangelizzazione. Così verso la fine del secolo Alce Nero si convertì al cattolicesimo, pur continuando a svolgere il suo ruolo di sciamano tra la sua gente.
Divenne un personaggio famoso che si unì in giro per l’Europa allo spettacolo circense di Buffalo Bill, altra leggenda del west. Ebbe due mogli e tre figli. Colpito da un infarto lo stregone issionario morì nel 1950 e fu sepolto nella sua terra natale.
La vita di Alce Nero venne raccontata da due scrittori americani, John G. Neihardt e Giuseppe Epes Brown, i quali non solo ebbero il privilegio di conoscere un personaggio così ricco di storia ma
anche la fortuna di poter ascoltare dalla voce di un testimone diretto il racconto rivelatore sugli usi e costumi e, soprattutto, sui rituali dei Sioux, come “La Danza del Sole” e “La Sacra Pipa”.
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