Si è da poco costituita l’Aidda, l’Associazione Italiana Difesa Diritti Amputati il cui presidente Francesco Santonocito che è con noi ad Ability Channel per parlare e presentarci questa nuova iniziativa.
Presidente in un mondo della disabilità in cui già sono presenti molte associazioni, perché vi è venuta in mente di creare l’AIDDA, quali scopi, quali finalità avete?
“…Si ero perplesso anche io da questo punto di vista, perché c’è una pletore di associazioni che in realtà hanno degli scopi che poi a volte non sono sempre poi quelli statutari, il nostro tipo di disabilità necessità di una approfondita segnalazione nel mondo della politica, nel mondo della socialità, nel mondo dell’etica, perché l’amputato ha una serie di problematiche tutte a se, che non vengono contemplate dalla maggior parte delle associazioni quelle che rappresentano quella che potrebbe essere la fragilità sociale del disagio, e di conseguenza ho ritenuto importante insieme a tutti gli amici che ci supportano focalizzare l’attenzione su questo tipo di fragilità in realtà, su questo tipo di incidente di percorso che può se ben gestito restituire alla società un individuo ben formato completo forse addirittura migliore del precedente, perché un esperienza che può formare può uccidere, può traumatizzare ma se ben trattata può far crescere l’individuo e quindi essere utile a se stesso e alla società alla quale deve partecipare necessariamente anche in termini produttivi…”
Quindi fungere come elemento di supporto per queste persone?
“…E’ esattamente quello che abbiamo intenzione di fare, ti faccio i complimenti perché generalmente alcune associazione fanno elementi di assistenza, nel peggior caso di assistenzialismo, quando ci sono gli “ismi” si mezzo non sono mai positivi, e quindi l’idea e fare chiarezza, cioè fare della scienza per dare empiricità alla verità, la necessità alla necessità, e queste categorie di amputati che sono complesse, hanno necessità diverse, di diversa spesa per la riabilitazione sociale, se vuoi ti spiego rapidamente, gli amputati non esistono di per se come patologia, non c’è la patologia dell’amputazione, sono sempre conseguenze di carattere eziologico dismetabolico per esempio, un diabete trascurato, una insufficienza renale, una virosi contratta, una filariosi obliterativa, cioè dei traumi di carattere vascolare provenienti solitamente da patologie che hanno un inizio con decorso ventennale, quindi in quel caso le risorse mirate per quel tipo di necessità sono quelle di una persona che ormai sono ridotte al salva vita per l’amputazione, e quindi le spese vanno contenute in quel senso, e vanno invece indirizzate alla prevenzione e alla cura delle patologia che hanno poi invitato al chirurgo la vita da salvare mediante amputazione, generalmente parliamo di persone che hanno o un diabete precoce o insufficienza renale ma sono in una fascia alta dell’età, quelle si assistite, quelle si totalmente curate, nel senso della personalità, nel senso dell’assistenza, dell’affetto, della presenza, di persone che come loro hanno il sentire di qualcosa che non si può più fare, e suggerire loro quello che possono ancora fare e che possono ancora dare, altro è invece la categoria del giovane traumatizzato, il soldato in missione che salta sulla mina, quella è in realtà una menomazione di carattere prettamente fisico e tu sai che un individuo non prettamente inizia dai capelli e finisce dai piedi, è l’estensione della sua volontà della sua passione, e questa nostra associazione vuole dire, sei un uomo, sei una donna, sei un individuo, sei fattivo, sei produttivo, ma questa sanità non ci aiuta, perché se io dovessi spendere, anche 20 mila euro per fare le gambe per fare in modo che un ragazzo possa correre sotto dal punto di vista sportivo o possa lavorare o possa guidare il camion, o portare il suo stipendio a casa, non lo dobbiamo trattare come un ex elemento della società, è un elemento di punta della società, perché è un elemento che ha la volontà di riprendersi, e quindi ha la volontà di contribuire alla società, e allora il discorso è molto semplice, io devo creare un supporto legislativo alla minuzia del particolare e che possa rendere gli individui tali, perché in realtà sono individui a metà, sono individui decurtati degli arti che hanno perso, e questo non è tollerabile…”.
In base a quello che hai detto adesso in Italia ci sono circa 8.000 nuovi amputati l’anno e si arriva anche a 11.000, quindi vari gradi di amputazioni, vi rivolgete a tutti?
“…Assolutamente si, ci rivogliamo con piacere a tutti, per la loro esperienza può diventare la nostra esperienza, perché questo è un senso comune, perché questa non è una associazione che ha la presunzione che ha la funzione di capire, di sapere, questa è una associazione che dice, vediamoci, non abbiamo progetti futuri, abbiamo tutti progetti presenti, e sono interferire immediatamente con una proposta di legge che ci consenta un recupero immediato dei giovani, si assistono gli amputati a livello psicologico varie forme di sostegno, addirittura con un taglio pietistico che io ho sempre rifiutato della cosiddetta disabilità, e quindi dobbiamo cambiare metro, se sei giovane e hai 20 anni e non cammini, ti faccio camminare e trotti, e vai, perché tu hai diritto di correre, di vivere, di fare l’amore, di avere i tuoi figli, e di fare una vita giusta, io se posso ti do una mano, ma deve partire da te…”
Quindi a livello di associazione i primi passi e le prime iniziative saranno queste?
“…Le primi iniziative è proprio questa, ci stiamo conoscendo, e insieme a voi stiamo cercando di avere una voce un po’ più stentorea, un po’ più sentita, e ci saranno altre iniziative di carattere pubblicitario ma in realtà informativo, e poi noi cerchiamo di fare proselitismo nel senso di fare soci e di fare amici, di essere amici e di non di pendere come le altre associazioni da donazioni, dall’andare a chiedere, dal cappellino teso, dal pietismo, no non abbiamo questo tipo di atteggiamento, noi cercheremo di creare un indotto tale tra di noi, di mutua assistenza, possibilmente con finanziamenti che non vengono allo scopo pietistico, ma vengono allo scopo di investimento sulla qualità e l’assistenza che noi diamo, un investimento su un individuo che torna dal punto di vista sociale, quindi abbiamo un taglio un po’ indifferente da quello delle altre associazioni, anche se noi abbiamo la piena considerazione per le altre associazioni, non di tutte…”
Vorrei chiamarti maestro, so che sei stato 2 volte Campione del Mondo di Karate a contatto pieno, e poi durante un viaggio umanitario nei paesi del terzo mondo è successo qualcosa che ti ha fatto cambiare?
“…Si ho contratto un virosi che mi ha farro chiudere le arterie periferiche centrali, sono andato un po’ in subbuglio, ho fatto due trapianti, una storiella un po’ complicata, però io prima ero baciato dalla fortuna, perché avevo una prestanza fisica particolare, mi è successo tardi, a 50 anni, ho avuto una carriera agonistica abbastanza importante, come hai citato, ma non mi sono seduto, mi sono rifiutato, sono finito per un buon tempo sulla sedia a rotelle, pesavo 45 kg, ero il classico tipo voglio morire, e io invece non volevo morire, volevo tornare in piedi, volevo tornare alle mie arti marziali, ho creato un settore per i ragazzi con impedimento fisico-relativo, mi devi far passare questo termine nella disabilità, io ringrazio chiunque abbia usato questi termini, ma non è più il tempo di usarlo per quanto mi riguarda, io ti esprimo la mia idea da questo punto di vista, io ritengo che l’abilità, il concetto di abilità attenga alla perizia con il quale qualcuno svolge una mansione, e già ti facevo l’esempio del salumiere di tagliare bene il prosciutto sottile, puoi avere sette gambe, quattro orecchie, cinque braccia, ma se lo tagli grosso sei un disabile, e quindi c’è un concetto di disabilità estrinseca nella funzione, andiamo a vedere qual è il concetto della disabilità, sarebbe dal punto di vista semantico uno che non ha una determinata abilità ma ne ha un’altra, camminare non è una abilità è una funzione, non devi essere abile a camminare devi essere capace, o nelle condizioni di camminare, quindi la diversa abilità è quello che si droga per vince i 100 mt, quella è la vera diversa abilità, è l’abilità dell’inganno, una persona che ha un limite fisico, ha un limite fisico, ben più giusto sarebbe stato dire handicap, c’è anche nel golf e non si offende nessuno, in Italia certi termini non si possono dire, io sono un amputato ma non sono disabile, io parlo 5 lingue, quindi io lo chiamo un impedimento fisico-relativo, certo se mi fai correre i 100 mt ho difficoltà, ma se mi fai fare quello che sto facendo io me la cavo, poi c’è una disabilità grave e quello è una disabilità grave, quello è uno stato di non possibilità di partecipazione allo stato della società, quello è un stato assistenziale doveroso per la società, ma per tutto il resto c’è lo sport, Pistorius, ora ha combinato ciò che ha combinato ma sono persone normali, perché quando è arrivato secondo alla finale dei 200 mt si è inalberato, ha avuto una reazione pazzesca, invece di abbracciarlo e di dirgli bravo si è arrabbiato dicendo delle cose stupide, quindi il concetto è impedimento fisico relativo…”
Quindi tramite la AIDDA si può arrivare allo sport per tutte queste persone?
“…la parola sport viene da una antichissima legge dell’imperatore Caracalla, è vero che i romani giocavano a palla e facevano un tale chiasso che li ha obbligati ad andare a giocare fuori dalla porta, e quindi si chiamava se deportare, cioè fare casino da un’altra parte, ed è legato al divertimento lo sport, altro è l’agonismo che ha ragione di essere nella semantica greca, agòne, sofferenza, dramma, in fatti vediamo che la tensione agonistica è tanta, nel piccolo mondo dell’amputazione e nel grande mondo dello sport che noi pratichiamo, ricondurre alla normalità quella perfida alchimia che ha trasformato i valori dello sport e i valori sociali, in valuta dello sport e in valuta sociale, è una sorta di perverso processo, che ha mistificato completamente le situazioni e lo ha fatto anche a livello profondo psicologico e tu intervieni su una persona che è toccata nell’intimo, che si sente confinato nella sua situazione fisica, non gli puoi togliere il confine, ma gli puoi far capire che del suo limite può farne un prigione, ho le mura di un castello, ed è diverso l’approccio che lui ha in questo senso, ed è questo che cercheremo di far capire con tutta la nostra forza a tutti coloro che ne hanno bisogno, non ci fermiamo alla categoria degli amputati, come AIDDA si, ma come sport, come tante altre cose, vogliamo essere un punto di riferimento per chi ce la vuol fare…”
Come ci si può affiliare all’AIDDA?
“…Noi ci siamo formati una decina di giorni fa, ci siamo organizzati dal punto di vista legale, se nel frattempo qualcuno avesse la voglia di unirsi a noi piò fare riferimento a voi, all’indirizzo di posta redazione@abilitychannel.tv. Noi dovremmo considerare i nostri maestri chiunque possa portarci o confidarci la propria esperienza, perché sono le cose più formative…”
Anche a livello economico voi vorreste essere auto sostenibili?
“…Io sono scandalizzato che questa disabilità è stata usata anche come limite per l’assenza o il diniego di un contributo, quel politico davanti la richiesta di un disabile dice di no ad una somma, da un certo punto di vista è stato corretto con quelli che sono stati corretti ed è stato scorretto con quelle che sono stati scorretti tra i disabili, è grave dirlo, un disabile attacca i disabili, io non attacco nessuno, non è che la disabilità cade mirando la persona, la disabilità è una pioggia, l’incidente è una pioggia, cade prendendo tutti i tipi di essere umani, e ci capita anche quello da evitare, e quindi sarà da evitare uno sulla sedia a rotelle o uno da evitare con la protesi, bisogna un po’ de santificare questa visione, siamo essere umani, abbiamo i nostri limiti, non dobbiamo cercare finanziamenti o ponendo il nostro status pietistico a quello, dobbiamo cercare finanziamenti su progetti che possano rendere onore al finanziamento, che non si tratta di un finanziamento ma di un investimento, che sarà restituito dal risultato…”
Ringraziamo il presidente Santonocito per tutto il lavoro anche a tutto il suo staff e in bocca al lupo.