Alle Elezioni Europee 2024 ha vinto l'astensionismo: le proiezioni parlano di un'affluenza al di sotto del 50%. Come mai accade ciò?
Nonostante le proiezioni erano molto fiduciose su una possibile partecipazione da parte dei cittadini alle Elezioni Europee 2024, ancora una volta è l’astensionismo a prendersi la scena: di fatto l’affluenza registrata nella mattinata di lunedì 10 giugno 2024 è al di sotto del 50%, un dato più basso rispetto alle Elezioni Europee 2019 (54,5%). Per ora si tratta di una proiezione, ma difficilmente la percentuale potrà variare in maniera considerevole.
L’astensionismo è (di nuovo) il partito protagonista, così come accaduto alle Elezioni Politiche 2022 e nei vari appuntamenti elettorali a livello regionale. Ma come mai l’affluenza alle Elezioni Europee 2024 è stata così bassa?
I partiti politici candidati alle Elezioni Europee 2024, tra chi ha superato la soglia di sbarramento e chi ha ottenuto risultati eccezionali, non hanno nulla da festeggiare: perché nessuno ha fatto meglio del partito del non voto. In Italia si tratta di una costante preoccupante, che in parte mina i principi fondamentali di democrazia su cui si poggia la Repubblica italiana.
Ma quali sono le cause di questo allarmante astensionismo? Il primo fattore è determinato dalla percezione di queste elezioni, che a quanto pare sono considerate poco importanti da parte dei cittadini italiani. E si tratta di un trend confermato dai dati: dal 1979 (prime elezioni europee) a oggi c’è stato un calo di affluenza di circa il 30% (dall’85,65% a poco meno del 50%).
Tutto ciò però non è sufficiente per descrivere pienamente un fenomeno che nel Bel paese è ormai sistemico: non importa più la tipologia di elezione, poiché il partito del non voto acquista sempre più nuovi simpatizzanti. Come mai?
Banalmente, i motivi sono sempre gli stessi. A cominciare dalla poca fiducia che gli elettori ripongono negli attuali partiti politici, sempre più propensi a utilizzare politica semplicemente come polarizzazione di un consenso che si trasformi in voto, rispetto alla necessaria risposta nei confronti dei bisogni dei cittadini: per lo meno, è questa la percezione che arriva dal basso. Già da tempo il Rapporto sul benessere equo e sostenibile dell’Istat aveva evidenziato questo scetticismo generale.
Un altro aspetto che si può legare alla sfiducia nei confronti dei partiti politici riguarda i programmi elettorali, giudicati spesso deludenti, simili tra loro o espressione di idee e valori che non si avvicinano veramente alle necessità reali dei cittadini (aspetto lamentato principale dalle fasce di popolazione più giovane).
E ancora, i linguaggi sembrano molto distaccati dalla realtà. Ad esempio, le proposte dedicate ai diritti delle persone con disabilità all’interno dei programmi per le Elezioni Europee 2024 erano (quando c’erano) meramente assistenzialistiche e mirate sui temi più gettonati di sempre (come l’abbattimento delle barriere architettoniche). Così facendo, la politica conferma in parte l’andazzo secondo cui le persone disabili non sono considerati come elettori e voti nella forma più pura.
Il riflesso dell’astensioni alle elezioni va cercato anche in questioni demografiche e sociali. Secondo un’inchiesta condotta dal magazine portoghese Divergente, in collaborazione con l’Osservatorio sui Balcani e Caucaso-Transeuropea e al Sole 24 Ore, una delle cause dell’aumento del partito del non voto è tangibile in quei paesi e in quelle regioni con più anziani, con tasso di analfabetismo più alto e con redditi più bassi.
Infine, c’è il sentore generale che le elezioni non siano lo strumento adeguato per cambiare gli aspetti sostanziali del vivere quotidiano. E ciò era stato già registrato nel 2019, quando il fenomeno dell’astensionismo veniva spiegato con queste 3 macro-aree: delusione verso la politica; disinteresse verso la politica; votare non serve a niente.
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Ultima modifica: 10/06/2024