Ogni anno il 3 dicembre ricorre la Giornata Mondiale delle Persone con Disabilità, ufficialmente conosciuta come Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità. A livello internazionale è riconosciuta come l’International Day of People with Disabilities (IDPwD).
Tale giornata è stata istituita nel 1981 dall’Organizzazione delle Nazioni Unite allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica su temi riguardanti le persone con disabilità, come diritti, partecipazione sociale, accesso all’istruzione e al lavoro e via discorrendo.
Negli anni questa Giornata è diventata sempre più un appuntamento sentito da tutte le parti coinvolte, ma anche dalla società stessa: di fatto, sono stati molti i cambiamenti che hanno influito il nostro vivere quotidiano – sebbene ci siano ancora tate battaglie da portare a termine.
Ad esempio, nel 2006 fu firmata la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, il documento internazionale più importante in materia, in quanto mette per iscritto la necessità di difendere e salvaguardare la qualità della vita delle persone disabili in base ai principi di uguaglianza ed equità.
Recentemente invece in Italia è stato organizzato il primo G7 dedicato alla Disabilità, che ha visto la partecipazione di diversi paesi nel mondo, con i rispettivi ministri della disabilità. Questo incontro ha prodotto la Carta di Solfagnano, un documento in cui sono evidenziati i principali punti attraverso i quali le società dovrebbero impegnarsi a garantire una piena vivibilità alle persone disabili.
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Perché la Giornata Mondiale della Disabilità è importante?
Nel corso degli anni la Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità ha sempre messo al centro l’esigenza di una maggiore integrazione e inclusione delle persone con disabilità, dimenticandosi però un dettaglio nevralgico: le persone disabili fanno già parte della società. Dunque bisognerebbe puntare su un’altra prospettiva del discorso.
Spesso siamo abituati a pensare alle persone disabili come angeli caduti dal cielo oppure supereroi di vita. Dopo aver constatato che questi sono concetti abilisti, bisogna comunque ammettere che questa visione della vita è influenzata da un perbenismo comune che pone le persone disabili su un palcoscenico… diverso. In che senso?
Banalmente, la società moderna non riesce ancora a comprendere la ricchezza della diversità, non ascolta le parole di chi vive una disabilità e, soprattutto, non vede le persone disabili come individui attivi nella nostra società. Ecco, uno dei passi in avanti fondamentali da fare è proprio in questa circostanza: cambiare la totale consapevolezza che si ha delle persone con disabilità.
Come si fa? Innanzitutto, mettendo al centro la persona. Con o senza una disabilità, una persona resta tale, con emozioni, sentimenti, obiettivi di vita, ambizioni, paure e via discorrendo (come stiamo dimostrando con i nostri podcast). Ciò che invece ogni giorno facciamo è poggiare lo sguardo unicamente sulla disabilità, che della persona non ci dice assolutamente niente.
La Giornata Mondiale della Disabilità dovrebbe essere un momento per riflettere empaticamente su cosa significa connettersi con gli altri: ciò non significa guardare la loro disabilità, ma ascoltare cosa una determinata persona ha da dire. E ciò riguarda tutti: politica compresa.
Non è necessario porre attenzione su una caratteristica della persona per pensare di avere la soluzione in tasca circa determinati bisogni: ma bisogna ascoltare i diretti interessati, per scoprire di cos’hanno necessità. In fondo, siamo tutti persone con desideri e richieste specifici, che possono essere espressi anche grazie all’aiuto di chi ci ascolta.
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